Scapigliatura milanista e l'Inter decadente
Fateci caso: la virtù più felice e identitaria del Milan è esere così diverso dall'Inter. Milano capovolta. Non da bere. Da riunire in un unico stile che dovrebbe essere quello della Capitale Morale. Il Milan sa d'antico, quella squadra che ha giochi fatti - vinti o perduti - si schierava a metá campo a salutare. Così ho fotografato Gianni Rivera, quarant'anni fa, con quella mano alzata a dire «ciao, arrivederci», molto “politico”, così è rimasto, per me, anche nel viaggio televisivo che ha intrapreso per non so quale nuova carriera. (Di Sandrino Mazzola, l'Alterego, ho tuttaltro ricordo: lo rivedo sempre in moto prima d'ogni gara, tentar corsette per esser sicuro di rispondere alle pretese del Mago, attenzione fisica più che speculativa). Il Milan esibisce sette magnifici ragazzi italiani; il Milan ha il coraggio di restituire le ali a Lapadula, dopo averlo renuto incatenato sul trespolo come un falchetto da istruire; il Milan ha un gioco che si evolve sul campo, avversario dopo avversario, in corso d'opera, e migliora, soprattutto nel carattere degli uomini, visibilmente più saldi di dieci-nove-otto-sette turni fa; e Niang e Locatelli, ancora a metà strada per diversi segni, ne sono la riprova. Il Milan è Montella che molti ancora vedono aeroplanino e invece è maturato, sicuro e anche sfacciato come si deve, educatamente, Milan style: è uno che ha imparato a vivere alla corte di Diego Della Valle senza fare il valletto; è uno che può garbatamente rimbeccare Berlusconi a proposito di punte, forse perché crede ancora nel closing e si impegna a fornire risultati ai cinesi che verranno; eppoi il suo caratterino l'aveva anche da giocatore, quando rimproverava a Capello di tenerlo in panchina, e Fabio più tardi mi disse:«È proprio lì, stando vicino a me, che ha imparato a fare l'allenatore!». E a vincere. Oggi sfida la Juve. Potrei liquidare l'Inter solo dicendo ch'è tutto il contrario: un «Accozzaglia» (si può dire, è italiano, non offende: fotografa una situazione postreferendaria) di etnie, di scuole tecniche, di tendenze mai realizzate, di caratteri, temperamenti, ambizioni, Gran Varietà (Wanda (Nara, la signora Icardi, non la diva Osiris) compresa, la dirigente più brava); prendete Kondongbia e ne vedrete riassunti i viz i nell'improntitudine degli acquirenti, nella scarsa voglia di istruirlo degli allenatori prendendolo da zero, nella sua personale sicumera che lo autorizza a protestare, divismo senza divo. Poi i tifosi nerazzurri se la prendono con Nagatomo che onestamente continua a fare il suo mestiere, come Palacio, illustri resti delle vittorie con Mourinho che se comandassi io all'Inter li utilizzerei per fare conferenze ai perdenti di oggi, titolo: «Il Triplete su fa cosí». Poi l'Inter ha Pioli del quale mi hanno parlato bene Capello e Moratti, don Fabio con pratica noncuranza, don Massimo con tanta speranza. Di Europa League. Pensa te.
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