Un sedicenne in un momento di profonda crisi che vorrebbe solo crogiolarsi in pace nella propria solitudine e un padre che non lo capisce ma è deciso a ricostruire in breve quel dialogo e quella confidenza con suo figlio che forse non ci sono mai stati. Amedeo - anzi Amedeo Filiberto Maria Ghislieri, nome ereditato dal nonno tenente colonnello degli alpini – sta cercando di metabolizzare l’assenza di sua madre morta ormai da un anno in un incidente d’auto, di far fronte a una mancanza che brucia e lo sconvolge come il primo giorno. È un dolore compresso e silenziato il suo, che s’intreccia alla ribellione dell’età, alla nostalgia e alla rabbia per una perdita insensata.
Un malessere che non conosce condivisione e non accetta aiuto. Eppure Amedeo deve piegarsi, comunque ostentando il proprio fastidio alla proposta del padre di passare due giorni insieme affrontando una salita in montagna, impegnativa e non senza pericoli, fino a Punta Liberté a quota 3.453. Un modo per cambiare aria, parlare, chiarirsi, appianare i contrasti, gli ha detto il genitore. Come se bastassero la fatica e il sudore della salita tra sentieri e pietraie, e le mille parole di suo padre a far pace con la vita. Per tutto il tempo Amedeo cammina con il chiodo fisso di sua madre in testa e le lacrime che di tanto in tanto tentano di tracimare. La noia esasperante di suo padre gli pare insopportabile, eppure quel deserto di pietra va attraversato seppure con la certezza che tutto rimarrà come prima. La montagna però presenta presto il suo drammatico e imprevedibile conto. E toccherà ad Amedeo reagire, affrontare la paura e spendersi fino allo stremo per riconoscere e non perdere tutto ciò che gli è rimasto. Pubblicato dall’editore Pelledoca, Respira con me di Raffaella Romagnolo – tra i finalisti al Premio Strega Ragazzi e Ragazze 2020 nella categoria 11+ – ci regala uno sguardo disincantato sull’adolescenza ma anche sui momenti imprevedibili e misteriosi che in un soffio possono cambiare tutto. Dai 14 anni
Ogni sera al tramonto Lucilla, il cui vero nome in realtà è Emilia, sale i sessantuno gradini del faro per andare ad accendere la luce della lanterna. Lo fa, dopo la morte della mamma, al posto di suo padre Augustus, alcolizzato e senza una gamba, che quei gradini non riesce più a farli. Una sera di vento e burrasca, rimasta senza fiammiferi Lucilla lascia spento il faro così che nel buio pesto della notte una nave si schianta sugli scogli in mezzo alla baia. È questo l’incipit fulminante di Lucilla, romanzo d’esordio di Annet Schaap, autrice e illustratrice olandese, pubblicato da La Nuova Frontiera Junior (18 euro) con la traduzione di Anna Patrucco Becchi. Separata dal padre la bambina viene mandata a lavorare nella lugubre Casa Nera dell’Ammiraglio, una villa decadente che svetta dalla cima di una collina, avvolta da una vegetazione scomposta che ne denuncia l’abbandono, abitata da strani personaggi e carica di misteri.
E qui il racconto procede con un ritmo incalzante mostrandoci una bambina dalla grande intelligenza emotiva che silenziosamente si impone nell’economia della casa e soprattutto non si ferma davanti al mistero di un mostro malvagio e aggressivo che si dice rinchiuso in una stanza in cui è proibito entrare. Lucilla invece, coraggiosa, altruista e intraprendente, non si ferma davanti a nulla e con quella sua capacità affinata fin da piccolissima di saper prendersi cura degli altri, scombina silenzi e paure, e con la determinazione del cuore affronta la realtà inquietante e insieme strabiliante di una creatura rifiutata e segregata dall’ottusa cattiveria degli adulti. Annet Schaap ha saputo cucire, in un racconto che tiene emotivamente sulla corda e conquista il lettore, echi de La sirenetta e de Il giardino segreto in un unicum che brulica di un meraviglioso mondo di creature fiabesche,
bizzarre e divergenti che ha come centro il mare. Nel sito di Annet Schaap è possibile scorrere oltre alle tavole presenti nel libro che aprono ciascuno dei sei capitoli, i ritratti di tutti personaggi. Esattamente come li si è immaginati. Dai 13 anni
Un regalo di compleanno, l’entusiasmo di sceglierlo e acquistarlo per far felice un amichetto diventa il pretesto molto reale per
restituirci un piccolo, divertente e reale ritratto psicologico dell’infanzia, uno specchio nel quale i lettori anche piccolissimi riescono a riconoscersi. Perché c’è lo slancio della generosità e quello altrettanto potente dell’egoismo infantile che il cuore vorrebbe, ma la testa non riesce a controllare. Il regalo è appunto il titolo di questo albo realizzato da Emma AdBåge, illustratrice svedese tra le
più brillanti degli ultimi anni, pubblicato dall’editore Beisler (14 euro).
Dunque il protagonista di questa storia decide di regalare all’amico Frej per la sua festa di compleanno un bel castello rosso, identico al proprio di colore verde che tanto gli piace. Ma una volta incartato il regalo e pronto a essere recapitato, ecco scattare il desiderio di tenerlo, esplodere l’invidia e la rabbia, il confronto con il proprio castello verde diventato improvvisamente brutto e stupido. La gioia di andare alla festa sembra compromessa, il risentimento fatica a sciogliersi ma con un colpo di scena finale il momento di scartare il regalo ribalta di nuovo la prospettiva sul regalo facendo svanire i desideri contrastanti suscitati pochi istanti prima. Dai 3 anni.