Prima ancora di entrare nella storia, questo albo dell’illustratrice francese Fleur Oury, Domenica (Giralangolo; 15 euro) inizia a raccontare con le immagini dei risguardi. Bisogna mettere in moto l’attenzione e osservare con cura perché le figure parlano. E i dettagli fanno la differenza. È domenica, suggerisce il titolo, il giorno in cui genitori, nonni e nipoti si riabbracciano e santificano la festa con il consueto pranzo.
Qui la nonna è una tenera vecchia volpe un po’ appesantita dagli anni, che vive sola in una casetta dal giardino curato e ordinato. Deve avere il pollice verde nonna volpe perché abito e pelliccia sono disseminati di ramoscelli che infastidiscono, nell’abbraccio, la nipotina Clementina venuta a trovarla con mamma e papà. Eppure a ben guardare già si capisce da dove arrivano quei rametti. Poi la storia ha inizio tra raccomandazioni preventive dei genitori, baci e abbracci generali e pranzo di famiglia con un bel pollo arrosto che, si sa, è il piatto preferito in casa Volpi. La seconda parte della storia si trasferisce all’esterno, nel giardino della nonna dove, nella siepe super ordinata la piccola volpe scopre uno strano buco. Un invito a infilarcisi dentro. Per Clementina sarà l’ingresso a un luogo delle meraviglie imprevisto e sorprendente, dove anche gli incontri hanno un che di magico. Un segreto che nonna e nipote d’ora in avanti condivideranno in una affettuosa complicità. Dai 5 anni
Abbiamo lasciato il Signor Cane mortificato per aver perso chissà come la sua coda e più ancora afflitto per non averla trovata. Ed ecco qui il sequel, Due code mai viste (12,90 euro) naturale prosecuzione di Ha visto la mia coda? in cui Alberto Lot riprende il tema della ricerca della coda perduta con la collaudata vena di umorismo paradossale. Quello che diverte i lettori più piccini. La seconda puntata della storia mostra il Signor Cane ancora ignaro del fatto che, per questioni di punti di vista, la coda resta sempre fuori dal suo sguardo.
L’assillo dunque monta al punto da togliergli il sonno e da spingerlo all’affannosa ricerca in piena notte, in berretta e pantofole. Poiché la vita è piena di coincidenze ecco l’incontro che pare risolutore con un altro Signor Cane afflitto pure lui dal medesimo doppio problema. Perdita e ricerca. Confronti, prove e riprove non spostano il problema di un millimetro, salvo che in questa nuova storia le code finalmente si palesano ma solo al lettore con un effetto di contraddizione logica assai divertente. Il tormentone comunque non si placa, perché lo schiamazzo notturno tira in ballo altri personaggi che dormirebbero sonni tranquilli. Ma il tema della perdita è contagioso. Complimenti a Minibombo che ancora una volta non ha sbagliato il colpo. Dai 2 anni
Ancora code, questa volta in distribuzione tra gli animali, al tempo in cui nessuno ne era provvisto. Tempi difficili, perché le code, belle o brutte, folte o minimal hanno tutte una loro ragione di essere, estetica o di rappresentanza. Racconta un’antica fiaba africana – riscritta da Anselmo Roveda e illustrata da Elisabetta Civardi - di Quando gli animali non avevano la coda (Terre di mezzo; 12 euro) e tutti ne sentivano la mancanza.
Come potevano comunicare, scacciare le mosche, appendersi a un albero o anche solo farsi belli dimenandola per darsi un po’ di arie? Cosicché un giorno il leone, re della foresta decide di assegnarne un bel po’, naturalmente tenendo per sé la più elegante. E gli altri? Bé, come spesso succede chi sceglie per primo si serve al meglio e chi tardi arriva male alloggia. Tanti i prepotenti, gli invidiosi, i vanitosi, pochi davvero i pazienti e i remissivi che si accontentano di quel che resta. Una storia vecchia quanto il mondo.