Era un uomo piccolo di statura don Pino ma la sua grandezza era questione di animo. Di sé era solito dire che aveva le orecchie a sventola ma era per ascoltare meglio. Frequentando le strade dei quartieri più degradati e volendo prendersi cura delle persone che gli stavano accanto, con le storie più difficili, ascoltare era fondamentale. Addirittura al primo posto tra gli impegni che aveva preso con se stesso, la fede e il prossimo. Poi c’erano il piacere della vicinanza, la compassione, il coraggio, la condivisione, il sorriso, il vivere la povertà. Padre Pino Puglisi, per tutti 3P, aveva la capacità di unire le persone, di metterle
insieme con delicatezza per realizzare progetti. E lo ha fatto ovunque è stato parroco, a Palermo nel quartiere difficile di Settecannoli, tra le baracche della Valle del Belice, a Godrano nell’entroterra palermitano, E infine nel quartiere dove era nato, Brancaccio, dove Cosa Nostra la faceva da padrone e dove l’emergenza era occuparsi dei ragazzi, cambiare la mentalità mafiosa e cercare di sottrarli alla legge della strada e al ruolo di manovalanza delle imprese criminali mafiose. Alla rassegnazione e al senso di abbandono dello Stato.
Coinvolgendo tanti giovani volontari, educatori assistenti sociali, interpretando la forza del Vangelo, 3P apre la parrocchia a una serie di attività di solidarietà, di preghiera e di alfabetizzazione. Incoraggia riflessioni sulla legalità e la giustizia. La mafia gliela giura. C’è tutto questo e molto altro, in questa bella biografia firmata da Marco Pappalardo, catanese, giornalista e insegnante, Padre Pino Puglisi. 3P supereroe rompiscatole (Edizioni Paoline; 11,90 euro). Scritta in forma di diario, come se fosse stato lo stesso 3P a raccontarsi, è la storia di un uomo coraggioso che voleva rendere il mondo migliore. Sono passati venticinque anni da quando, la sera del 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno, Padre Pino Puglisi è stato ucciso dalla mafia, davanti alla porta di casa. Ricordarlo è un gesto di civiltà. Dai 13 anni
Ciro che quando gli salta la mosca al naso spacca tutto; Carmela che deve occuparsi del papà e dei fratelli da quando sua mamma se n’è andata di casa; Vincenzo che ha come unico amico un vecchio cane randagio... Nomi di fantasia ma non le loro storie, tutte vere. Sono ragazzi della periferia di Napoli che la scuola tradizionale ha bocciato e ribocciato, ignorato per disattenzione, cacciato per incapacità e dato per persi. I ragazzi che nessuno vuole però hanno trovato una scuola speciale e unica nel suo genere che si occupa di loro.
Quella dei maestri di strada che i ragazzi come loro, cresciuti in fretta a suon di bocciature nei quartieri più poveri, tra famiglie piene di difficoltà, se li vanno a prendere proprio sulla strada. In questa scuola non ci sono cattedre, libri di testo, né voti né note. I ragazzi però trovano adulti attenti, decisi a non
abbandonarli, disposti a prendersi cura di loro e a immaginare anche per loro un futuro decente. La scuola di strada è fatta di laboratori di falegnameria, disegno, teatro, di gite e paghetta. Persino di una stanza Spassiatiempo, uno spazio che di scolastico ha ben poco, dove si va per farsi passare la rabbia, riposarsi,
parlare, perché no divertirsi. Mescolando fantasia a dati di realtà, la giornalista e scrittrice Vichi De Marchi racconta ai ragazzi in forma di romanzo - nella collana di Einaudi Ragazzi intitolata “Semplicemente eroi”(10 euro) - l’esperienza educativa de I Maestri di Strada. Nata alla fine degli anni Novanta con il
progetto “Chance”, si è rivelata una pratica d’eccellenza che oggi continua grazie alla perseveranza di molti educatori impegnati a offrire una possibilità concreta di tornare a studiare, forse l’ultima, a quei ragazzi definiti “dispersi”, espulsi dal percorso scolastico. La restituzione del diritto costituzionale all’istruzione. Dai 12 anni.