Da anni gli amici lo chiamano scherzosamente geometra. Lui con garbo ne ride; in fondo quella del geometra (in greco significa “misuratore della Terra”) è un’arte nobile, perché misurare equivale a conoscere, sapere, capire. E per lui misurare è una mania irresistibile - motivo di bonarie prese in giro di figli e nipoti – quasi un tic che si applica su tutto: l’altezza di un muro, un pezzo di strada, la lunghezza di un’onda, le dimensioni di un giardino. Non si sa se la deformazione professionale sia nata prima della passione, sta di fatto che più del metro giallo avvolgibile sempre a portata di tasca è l’occhio del professionista allenato da anni di mestiere a vedere e immaginare anche quel che non si vede. Le forze in gioco, le dimensioni di una struttura che ancora deve prendere forma in uno schizzo. Il geometra è in realtà Renzo Piano - archistar di fama mondiale, senatore a vita dal 2013, vincitore del Pritzker (il Nobel dell'architettura), firma di grandiose opere in tutto il mondo – che a 83 anni, a quattro mani con suo figlio Carlo si racconta e nei panni di nonno alla nipotina tredicenne Elsa, durante un viaggio virtuale in mare ai quattro capi del mondo, dove ha costruito le sue opere.
L’itinerario, visibile anche grazie alle fantastiche tavole di Tommaso Vidus Rosin, si snoda tra le pagine di Alla ricerca di Atlantide. Viaggio nell’architettura per ragazzi sognatori (Feltrinelli, pag. 160; 18 euro) come un inseguimento della mitica città ideale, sogno di ogni architetto e metafora della vera bellezza. Perché è proprio la ricerca della bellezza quella che Renzo Piano ritiene il nucleo dell’arte di costruire, un lavoro collettivo che con sapienza, intelligenza e immaginazione cerca di migliorare luoghi e persone. Attraverso una quindicina delle suo opere più famose - dal nuovo Ponte San Giorgio di Genova dell’aeroporto del Kansai nella baia di Osaka in Giappone, costruito su un’isola che non esisteva, ai grattacieli di Berlino, Londra e New York, dal grande museo di scienze naturali di San Francisco al Beaubourg di Parigi e all’ospedale ugandese dei bambini nel cuore dell’Africa - Renzo Piano racconta la sua personale ricerca della bellezza, un percorso lungo una vita intera in cui sempre ha cercato di realizzare luoghi di incontro dove le persone amino stare, di congiungere bello e buono, bisogni e sogni. È questo il messaggio che l’architetto consegna a ogni giovane, anche a chi non sceglierà la strada dell’architettura, perché inseguire la perfezione, osare con coraggio e rispettare il mondo cercando di migliorarlo sono obiettivi per tutti. Dai 14 anni
Non sottovalutate i giorni di fine primavera, perché possono succedere proprio in questo frangente cose piuttosto strane. E non sottovalutate la serietà di chi sostiene che gli gnomi esistono. Non sono dicerie. Sono proprio loro i responsabili di quei piccoli e antipatici incidenti capaci di rovinare una giornata. Metti che uno senta un rumore strano e si accorga che la ruota della bicicletta si sta sgonfiando. E metti che non sia stato il perfido gatto Anselmo. Si può immaginare lo sconcerto nel vedere all’opera piuttosto una creaturina dispettosa alta pochi centimetri? Uno gnomo, appunto, in pista per combinare guai.
Che fare? Come renderlo inoffensivo? Ho catturato uno gnomo è una di quelle storie che l’editore Sinnos riserva ai lettori alle prime armi nella collana Leggimi Prima (10 euro) con un testo breve in stampatello maiuscolo, tante illustrazioni (opera di Alberto Lot) e un font ad alta leggibilità. Ma che altrettanto bene si presta a una lettura ad alta voce per i più piccolini. Il titolo esplicita la cattura dell’intruso e dispettoso gnomo, ma racconta solo metà della vicenda, perché il minuscolo petulante è tipo teatrale da non arrendersi facilmente alla prigionia. Un’avventura divertente per parlare di furbizia e ingenuità, di superficialità e trabocchetti. Di apparenze e inganni. Bello. Dai 3 anni
Ci sono persone proprio come noi che devono trovare un nuovo Paese in cui vivere perché dal loro sono dovuti fuggire. Molti sono scappati dalla guerra a causa della quale hanno perso ciò che avevano di più caro: i familiari, la casa, gli amici. Altri se ne sono andati perché perseguitati per le proprie idee, la religione o il colore della pelle. Sono fuggiti per salvare la propri la vita e quella della propria famiglia, per cercare un posto in cui essere accolti e vivere liberi dalla paura. Andare via non è stato facile; tutti avrebbero voluto continuare a rimanere là dove da generazioni la propria famiglia ha vissuto, ma restare sarebbe stato troppo pericoloso. Sebbene in tanti conservino il sogno di ritornare.
Raccontare ai più piccoli chi sono i rifugiati, gente in cerca di normalità, desiderosa di lavorare e vivere in pace ma molto spesso male accolta o peggio respinta, guardata con sospetto e paura e lasciata alla propria cattiva sorte, sarebbe un dovere per gli adulti. Perché si tratta dell’attualità, della storia dei nostri giorni che i bambini condividono con gli adulti. Perciò è prezioso per una lettura condivisa questo albo Cos’è un rifugiato? (HarperCollins; 13 euro) in cui la canadese Elise Gravel autrice e illustratrice con parole semplici e immagini intense e suggestive racconta l’odissea di tanti migranti, adulti e bambini. Persone inermi che vedono calpestati i propri diritti. Dai 5 anni