A sedici anni Lucy è già una pianista affermata, abituata a riscuotere successi a galà, concorsi ed esibizioni internazionali. Non potrebbe essere diversamente, essendo una Beck-Moreau, rampolla di una facoltosa famiglia di musicisti da generazioni. E promettente pianista è il fratellino Gustav, detto Gus, che a dieci anni deve a sua volta recitare la parte del bambino perfetto. Del resto in famiglia, l’infanzia come il dolore è considerata poco più di una spiacevole parentesi della vita. Un’imperfezione da correggere. Su tutti, a dettare umori, decisioni, scelte, carriere e destini c’è nonno Beck, un uomo da cuore di pietra che esercita il potere della famiglia su grandi e piccoli cui impone il proprio volere senza eccezioni; un despota capace di passare su tutto e tutti
come uno schiacciasassi.
Nessuno osa ribellarsi a lui, nessuno tranne Lucy che a sorpresa un attimo prima della propria esibizione, a Praga, abbandona il palcoscenico di un prestigioso festival. Un gesto non solo di sfida aperta al vecchio patriarca, che lo vive come un tradimento: mollare tutto significa per Lucy riappropriarsi delle proprie idee e della propria vita fino ad allora programmata e decisa da altri. Ma anche prendersi una parentesi di tempo e riflettere su cosa fare del proprio talento. Come forgiarlo con studio, tecnica ma soprattutto cuore. È attorno a questo nodo - l’impossibilità per un adolescente di essere se stesso con le proprie insicurezze e debolezze, di scegliere e di poter sbagliare - che ruota il romanzo dell’americana Sara Zarr Le variazioni Lucy (Giralangolo; 15 euro) in cui si dipana tutto il dramma degli enfant prodige. Ovvero di quei giovani cavalli di razza cresciuti troppo spesso all’ombra di adulti ingombranti, nell’obblligo di intraprendere una strada segnata da altri senza provare a tirarsi indietro. La scelta di Lucy è un bel punto di rottura a partire dal quale immaginare di tornare alla musica con i propri tempi e alle proprie condizioni. Dai 15 anni
Fausto, Brando e Luna sono un trio affiatato, ragazzi di periferia venuti su insieme e amici più per routine che per scelta di cuore. Poca voglia di studiare, pochi divertimenti ma un appuntamento fisso: la passeggiata serale e la sosta sulle fioriere dei portici poco distanti da casa con vista sul niente. La noia è sempre in agguato e per contrastarla bisogna ogni tanto inventarsi qualcosa di elettrizzante.
La zona del lungofiume, per esempio, qualche sorpresa la nasconde sempre. Ma quella sera oltre il Ponte del Diavolo l’appuntamento con una tragedia è un fuori programma: l’ingenuo e stupido gioco dei petardi sfugge di mano ai tre, scatenando un incendio. A bruciare sono solo le cartacce disseminate nella zona, si dicono i ragazzi nel darsela a gambe, ma il giorno dopo la scoperta è terribile: un senzatetto avvolto dalle fiamme è rimasto gravemente ustionato. Per i tre inizia un periodo di accuse reciproche, di autoassoluzioni, inquietudini e domande sul da farsi. Dalla tentazione di coprirsi a vicenda ai dubbi di coscienza, il romanzo di Annalisa Strada Una scintilla di noia (San Paolo; 14,50 euro) racconta i risvolti della responsabilità, i tormenti del senso di colpa e il bisogno di verità, impellente quanto la necessità del perdono. Dai 13 anni.