L'età dei sogni: la ragazza che voleva andare nella scuola dei bianchi
lunedì 14 gennaio 2019

Ci sono immagini che da sole raccontano più di tante parole. La fotografia che fa da copertina a L’età dei sogni (Gallucci; 12,90 euro) è una di quelle: siamo a Little Rock in Arkansas, sono i primi giorni di settembre del 1957, e la ragazzina in primo piano che impassibile e a testa alta avanza imbracciando i libri è una dei primi nove studenti afroamericani, selezionati in base ai loro risultati scolastici brillanti, che avrebbero potuto frequentare il prestigioso liceo della città da sempre riservato ai bianchi. Nell’America di quegli anni i negri, come li si chiamava allora, erano ancora considerati esseri inferiori, incivili, sporchi e infetti. Insomma la segregazione imperversava. Perciò la rabbia dei bianchi esplose violentemente quando nel maggio 1954 la Corte Suprema degli Stati Uniti, con una sentenza destinata a fare scalpore, decise che la segregazione razziale nelle scuole era anticostituzionale e che i neri attraverso un piano di integrazione potevano accedere alla stessa educazione dei bianchi. L’immagine mostra chiaramente la ragazzina afroamericana con un codazzo di bianchi che la segue insultandola e cerca di impedirle l’ingresso a scuola.

Ispirato alla vicenda di quei ragazzi passati alla Storia come i “Little Rock Nine”, nove ragazzi neri buttati nella fossa dei leoni di una scuola di duemilacinquecento bianchi, “L’età dei sogni” racconta romanzandoli fatti realmente accaduti. Protagoniste due quindicenni, Molly Costello, personaggio ispirato alla figura di Molly Pattillo, e Grace Anderson, biondina, pelle di luna, benestante reginetta della scuola, interessata ai bei vestiti e ai ragazzi. Alternando i capitoli con le voci e le vite delle due ragazze, Annelise Heurtier racconta con linguaggio asciutto ma capace di arrivare al cuore del lettore un anno scolastico difficile, un inferno di umiliazioni, insulti e angherie che Molly sopporta in silenzio con un coraggio e una tenacia impensabili. E in più in una solitudine infinita. In Grace invece, una pagina dopo l’altra, cresce una lenta presa di coscienza della inutilità e della stupidità della segregazione razziale. Una pagina di storia americana che merita di essere ripercorsa e ripensata, a proposito di razzismo, paure, provocazioni e aggressioni che trovano consenso anche nelle cronache contemporanee. Dai 13 anni

Molti l’avevano consigliata di non andare, che quella sarebbe stata una missione inutile: perché rieducare le persone è impossibile e perché lo spirito nazista forse non era morto del tutto. E invece, non senza incertezza e tormento, Jella Lepman in Germania, il Paese da cui era fuggita nel 1936, a 45 anni, ci tornò. Con un incarico di consulente degli Stati Uniti che proprio a lei - ebrea tedesca di Stoccarda, giornalista, che ormai viveva a Londra dove si stava occupando del ruolo delle donne nel dopoguerra – affidarono una missione tutta da inventare: progettare la ricostruzione culturale ed educativa delle donne e dei bambini tedeschi nell’area di occupazione americana. I bambini appunto sono stati la molla di tutto. “I bambini della Germania – si era chiesta – non erano forse altrettanto innocenti dei bambini di qualsiasi al tra parte del mondo, vittime indifese di eventi terribili?”.

Era il 1945 e un lavoro non facile l’attendeva in un Paese che usciva sconfitto e devastato dalla guerra. Presto però, Jella Lepman che aveva coraggio e iniziativa da vendere arrivò a una conclusione: quel popolo aveva bisogno di qualcosa di saldo a cui aggrapparsi, bisognava rimetterlo “sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dai bambini.”E dai libri. A dieci anni dalla prima pubblicazione della autobiografia di Jella Lepman (La strada di Jella. Prima fermata Monaco) l’editrice Sinnos ha deciso di ripubblicarla con la nuova traduzione dal testo originale in tedesco di Anna Patrucco Becchi, rispettando anche il titolo dato da Jella Lepman alle sue memorie, Un ponte di libri (15 euro). Ma quali libri se il nazismo li aveva spazzati via tutti? Eppure senza libri quei bambini affamati e abbrutiti da ciò che avevano visto e provato, non avrebbero potuto cavarsela, crescere liberi e pacifici e poi indicare agli adulti una nuova strada da percorrere. Poiché denari non ce n’erano, Jella Lepman decise di fare appello alla generosità internazionale. Scrisse decine di lettere a venti Paesi in lingue diverse e chiese libri in regalo e disegni realizzati dai bambini. I bambini non hanno alcuna responsabilità della guerra, spiegava, questi libri dovrebbero essere i primi messaggeri di pace. Come una valanga arrivarono 4000 libri e il 3 luglio 1946 a Monaco si apriva la prima grande Mostra internazionale di libri per bambini. Fu quello il primo nucleo della prestigiosa Biblioteca internazionale per ragazzi di Monaco. Non ultimo Jella Lepman creò l’Ibby (Internationale Board on Book for Young People) che resta a oggi la più importante organizzazione internazionale per la diffusione della letteratura per bambini e la promozione della lettura, e istituì il prestigioso Premio Hans Christian Andersen, considerato il Nobel della letteratura infantile.

La collana dei “Libricini” targata Bacchilega junior, dedicata ai piccolissimi lettori da 0 a 5 anni, si arricchisce di due nuovi volumetti che hanno entrambi a che fare con le esplorazioni e le scoperte di sé e del mondo. Lupo è un vecchia conoscenza, protagonista di libri di successo come “Lupo in versi”, premio Nati per Leggere 2015 con il protagonista che si spertica nei tanti versi che si possono fare con la bocca, “Con le orecchie di Lupo” dedicato a suoni e rumori e “In bocca a Lupo”, itinerario alla scoperta dei cibi. Ora con Lupo scopre Lupo (8euro) il protagonista accompagna i più piccoli nei territori del corpo: capelli, viso, naso, collo, mani, schiena, pancia, e gambe. Invariate le caratteristiche attraenti per i piccoli delle storie create da Eva Rasano: testo minimo, colori vivaci, figure dalle forme ben definite e contorni netti.

Elisa Mazzoli e Marianna Balducci danno seguito invece al fortunato “Il viaggio di Piedino” con Il sogno di Ditino (8 euro), simile nello stile, con la fotografia del ditino inserito nelle illustrazioni. Anche Ditino è un tipo avventuroso che tocca, vola, esplora, colora, sparisce e poi ritorna giocare, leggere fare il bagno e poi la nanna. Per lettori di un anno

Ingela P. Arrhenius vive a Stoccolma dove lavora come illustratrice e designer. Il tratto con cui disegna i suoi personaggi, semplice, molto colorato e ispirato agli anni 50, è ormai inconfondibile. Ape Junior amplia con la Giungla e il Parco (10,90 euro cadauno) la collana dei pop-up tascabili, quadrotti perfetti per essere maneggiati (con un’attenzione che va educata e accompagnata dall’adulto) dalle manine dei più piccoli.

Che a saltar fuori dalle pagine siano il leopardo, il coccodrillo, il piccolo lemure, o lo scivolo, l’aquilone, l’altalena e il picnic sull’era, il risultato è di una vera bellezza sempre capace di stupire lo sguardo. Un buon cibo per la mente di chi legge prima di leggere. Dai due anni

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