Sacerdoti e poesie, un legame che anche la Rete incoraggia
mercoledì 7 luglio 2021
Poco più di un mese fa mi sono soffermato sulle fortune digitali di un prete poeta, e da allora varie segnalazioni mi sono giunte di altri ministri di Dio che provano a trasmettere il lieto annuncio in Rete anche usando un linguaggio poetico. Don Raffaele Aprile è uno di loro: sacerdote del santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, sui social (Facebook, Instagram, YouTube) si definisce «poeta del cielo».
Ma a scorrere la pagina Facebook di don Aprile si scopre che non ci sono solo le sue poesie-preghiere, che pubblica recitate in brevi video ( bit.ly/2TEjsZ3 ), o le presentazioni del suo ultimo libro, L'obbedienza (Tau Editrice). Dalle parole di gratitudine con le quali ha festeggiato i 5 anni di sacerdozio, ai brevi commenti al Vangelo domenicale, alla richiesta di pregare per un papà ammalato, alla condivisione del lutto nazionale per Raffaella Carrà, traspare un prete davvero contento di comunicare online: per lui «essere social significa sussurrare parole di speranza e amore nel cuore del prossimo».
«Prete, scrittore, poeta» è invece l'autodefinizione digitale di fra Armel Fakeye, giovane cappuccino del Benin che attualmente sta studiando in Italia. Dopo un libro in francese uscito nel 2018, in italiano ha pubblicato l'anno scorso la raccolta Solchi stellati (casa editrice Serena), meritandosi un'intervista-recensione di Silvia Guidi su L'Osservatore romano. Alcune poesie sono anche su un piccolo sito personale ( bit.ly/2Up6fTV ). Si apre la sua pagina Facebook, che è tutta focalizzata sulla sua attività artistica, e non si possono avere dubbi sul legame che si è stabilito tra questo frate e quella che egli chiama francescanamente «Donna Poesia». «La delizia del linguaggio, la seduzione delle parole – afferma in modo programmatico – è un'arte che fa della poesia un sacerdozio e del poeta un sacerdote del culto poetico».
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