Improvvisazioni dal nulla, tra pressappochismo e presunzione. "La bella gente del Limbo": titolone con annuncio - "I teologi ne chiedono l'abolizione" - per Alberto Asor Rosa su "Repubblica" (25/1, p. 42, "Cultura"). L'illustre autore sulla base di qualche ricordo infantile di catechismo da asilo, e senza la minima conoscenza della teologia cristiana, rilegge il Canto IV dell'Inferno di Dante per proclamare sicuro che la visione dantesca è "molto più ricca ed articolata di quella della tradizione cattolica e, in generale, è la visione più ricca ed articolata dell'aldilà cristiano che sia mai stata data". Via così, dunque, col vento della fantasia per arrivare alla conclusione che anche questa novità, la messa in dubbio del limbo, è un colpo allo spirito di apertura e di tolleranza da parte della Chiesa attuale dei Ratzinger e dei Ruini, perché il limbo, testuale, "rappresen-ta(va) l'ultima speranza dei non credenti, anche di quelli di oggi", che invece ora si sentiranno irrimediabilmente esclusi dalla salvezza. Insomma: ridateci il limbo! Apparentemente scherzoso, il testo, ma in fondo siamo al solito ritornello: con questo Papa, con questo Vaticano si torna indietro" Che dire? Che se Asor Rosa si informa, saprà che il limbo non è mai stato verità di fede. E per andare un po' oltre Dante, in materia, sarebbe utile "Escatologia, morte e vita eterna" di" Joseph Ratzinger (Cittadella, 1979). Quanto ai non credenti, infine, già per san Paolo (Rom. 2,15-16) si salvano se, fedeli alla loro coscienza, praticano la giustizia. E il Vaticano II, non abolito, lo conferma (LG 16). Ma perché improvvisare?
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