Se vi chiederanno di elencare artisti italiani capaci di essere tali sino in fondo, ricordatevi di lei, anche se è meno famosa di altri. Lei che per campare fece la domestica e lavorò al mercato del pesce; lei che conobbe molestie e violenze; lei che per amore soffrì lutti tremendi; lei che anche quando poté finalmente e soltanto cantare venne derisa; lei che alla fine morì in ospedale, nel silenzio. Eppure lei seppe cantare il senso di un'arte da cantastorie, e il perché di un testardo raccontare in musica. «Non è il pianto che può cambiare il destino, non è la paura che può arrestare il cammino… Apro i pugni, conto le dita, resto me stessa, vivo la vita: canto e racconto, racconto e canto, per non perdermi. Nessuno ha benedetto il mio cammino, vado come il vento in cerca di pace, voglio spaccare i cieli per far piovere amore. Sono cresciuta in mezzo ai malnati, lacrime mute ne ho piante, e quante: la mia innocenza l'hanno spartita in tanti, cattiva gente, prepotenti… Apro i pugni, conto le dita, resto me stessa, cerco la vita: canto e racconto, racconto e canto …per non perdermi». Se vi chiederanno di elencare artisti italiani che sappiano davvero cosa vuol dire esser tali, ricordatevi di lei: Rosa Balistreri, cantastorie siciliana per eccellenza.
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