Che succede nell’Italia delle incertezze? Che la burocrazia si avvale della facoltà, o meglio dell’arroganza, di non rispondere. Moyra Fusè, titolare della Cascina Madonnina di Pregnana Milanese, aveva tirato un sospiro di sollievo leggendo il decreto del 5 giugno 2020 dedicato alle «misure urgenti di accesso al credito... e proroghe di termini amministrativi». Ma a quanto pare l’Ismea (Istituto di servizi per il Mercato agricolo alimentare) sembra non recepire la legge in oggetto, che grazie al fondo di garanzia statale permetterebbe la ristrutturazione dei debiti in un lasso di tempo congruo. In sostanza l’azienda avrebbe diritto di diluire le passività oltre i 10 anni, ma l’Ismea sembra ferma sui 6 anni, disattendendo di fatto il decreto e mettendo le aziende agricole in grave pericolo. Moyra ha inviato una serie di Pec a tutte le autorità competenti, con tanto di decreto allegato, ma ad oggi non ha ricevuto risposta. Ma come è possibile far ripartire l’economia se vige l’incertezza? Nel frattempo è in atto un sommovimento strano: grandi aziende con liquidità hanno potuto ottenere finanziamenti a tassi speciali, che ora permettono di comprare i pesci più piccoli della concorrenza che boccheggiano e perlopiù hanno avuto prestiti a tassi ben superiori. Così i giornali economici titolano l’epitaffio che «Piccolo non è più bello», senza dire che l’equità di trattamento è relativa e che, nella media dei tassi di interesse applicati dalle banche, sono i più piccoli a pagare di più. Sabato scorso l’Accademia italiana della Cucina di Aosta ha invitato i suoi delegati in un ambiente bucolico, lo Grand Baou di Avise, in località Jovençan, nei luoghi che erano tanto cari a papa Giovanni Paolo II. Si dibatteva sull’eroica cucina di montagna, in un luogo dove la famiglia Marcoz da 50 anni permette di vivere quell’esperienza. Ma davanti ai sapori e alla bellezza della montagna, il grido d’allarme di Nicola Rosset, presidente della Camera di Commercio della Vallée, non è passato inosservato: se non si investe su banda larga e servizi, il turismo stanziale rischia un duro colpo. È proprio così: l’Italia sembra ripartita, ma è come se fosse su un’auto senza benzina. La riscoperta provincia si ritrova senza servizi, in balia di un tentato turismo che fa girar poco l’economia. L’appello della settimana è dunque questo: dopo la pioggia di contributi diffusi, dalle bici ai caffè (metafora di compensazioni che non incidono su nulla), ora si aspetta il sole di un piano strategico. Perché la benzina è finita e i distributori son chiusi.
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