venerdì 8 luglio 2022
Andrei se ne sta tutto il giorno immobile e silenzioso sulla carrozzina. Ha quatto anni, ospite di una comunità dove la madre l'aveva lasciato; tetraplegico, pesa solo nove chili, non si alimenta da solo. Enea è un volontario che fa giocare i bambini una volta alla settimana. Gli mette in mano delle costruzioni che il piccolo riesce a impilare a malapena, braccio sinistro bloccato, il destro tremante. Ma le mani e il sorriso di Enea accompagnano i tentativi del bambino. Dopo qualche settimana la pila delle costruzioni si allunga, le braccia si sciolgono e si articolano, lo sguardo si illumina, Andrei manifesta segni di una vitalità mai vista prima e i medici che lo seguono si stupiscono dei progressi compiuti. Anche Enea è stupito del bene che cresce nel suo cuore per quel bambino. L'amicizia che fiorisce tra i due rigenera la piccola vita rattrappita che sembrava condannata a vegetare. «Se la sente di prenderlo in affido?», propone la psicologa della comunità. Cinque mesi dopo il loro primo incontro, Andrei va a vivere a casa di Enea e della moglie, all'affido segue l'adozione, diventa il loro primo figlio. In un tema si racconta così: «Ero fermo sulla sedia, Enea mi ha guardato e io mi sono sentito vivo per la prima volta». In uno sguardo, la potenza rigeneratrice dell'amore.
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