riderci su
La felicità è soltanto il momento in cui l'infelicità si sta riposando. La vita a volte è così triste che l'unica reazione possibile è quella di riderci su. Accosto due citazioni che mi ero annotato qualche tempo fa. Il tema è comune: felicità e tristezza sono due volti della stessa realtà. La gioia pura e intatta può essere solo divina. Noi, creature finite, viviamo sempre sul crinale: quando siamo immersi nella festa, si affaccia la ferialità a strapparci via da quell'orizzonte per immetterci nella quotidianità ben più realistica (chi non ricorda il leopardiano Sabato del villaggio?). È ciò che afferma uno scrittore così prolifico da aver composto una valanga di romanzi, Georges Simenon (1903-1989). A me, che amo i gialli d'autore, come penso a molti lettori, è caro per il suo commissario Maigret, ma egli ha composto tanti altri romanzi lontani da quel genere e selezionati in Italia da Adelphi. Egli ci ricorda che in agguato c'è sempre la preoccupazione, l'affanno, l'angoscia, l'inquietudine, il cruccio. E così non riusciamo mai a bere fino in fondo il calice della felicità. Un consiglio provocatorio è quello che ci è suggerito dalla seconda citazione, una frase del regista e attore americano Woody Allen. È un po' sbarazzina, ma ha un'anima indubbia di verità. Forse bisogna prendere meno sul serio i nostri problemi, le ansie e gli assilli. Anche Gesù in un paragrafo del suo Discorso della montagna invita il discepolo per ben sei volte «a non affannarsi» (Matteo 6, 25-34): «Non affannatevi per il domani" A ciascun giorno basta la sua pena». Ma Cristo aggiungeva una nota che Allen non considera: «Il Padre nostro celeste sa di cosa avete bisogno» (6, 32). Essere, dunque, meno tesi, ma con una certezza in più,
quella di non essere soli nella vita.
quella di non essere soli nella vita.
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