Partecipare alla ricostruzione del mondo, è il titolo di un lavoro di Remo Roncati (per Rubbettino) che tratta un aspetto della vita politica di Alcide De Gasperi cui si è dato poco rilievo negli scritti passati. Il volume, che viene presentato oggi a Trento, descrive l'impegno del presidente del Consiglio fra 1946 e 1950 per salvare all'Italia almeno una delle sue colonie. Il merito di questo lavoro è aver messo in luce un aspetto poco conosciuto della politica di quel tempo presa da altri problemi di sopravvivenza. De Gasperi sebbene cosciente di rappresentare un Paese vinto, da ricostruire e con l'impegno di mantenere la democrazia e la libertà, volle occuparsi di quelle migliaia di italiani che avevano passato la loro vita nelle terre che si chiamavano “d'oltremare”. Mentre si dovette considerare come cosa inevitabile e giusta la restituzione del Dodecanneso alla Grecia e che l'Eritrea venisse restituita all'Etiopia, si discuteva sulla possibilità di ottenere la concessione, per un certo tempo, della Libia o della Somalia dove gli italiani avevano duramente lavorato per tanti anni. Sono ancora degli anni '38 e '39 le ultime grandi emigrazioni. Con la firma del Trattato di pace, quando tutto sembrava perduto, dirà De Gasperi in un messaggio queste parole: «Scenderà in quest'ora la notte su una delle più tristi giornate della nostra storia... non vi esorto a imprecare contro il passato, ma a raccoglierci tutti in un senso di fierezza e di dignità, di fiducia nella sicura rinascita del nostro Paese. Questa mia voce accorta, ma ferma, giunga consolatrice anche negli accampamenti dei profughi dell'Africa, e fra gli italiani rimasti nelle antiche colonie. Il Trattato ci lascia aperta la via di una Amministrazione fatta a nome di tutti, onde preparare i popoli indigeni all'autogoverno». Scorrendo le pagine del volume di Roncati ci si chiede come fosse possibile chiedere una Amministrazione fiduciaria sulle ex colonie quando l'Italia stessa stava affrontando, anche dal punto di vista morale, i complessi problemi di una ricostruzione mediante le libere leggi della democrazia. L'ambasciatore Quadroni in una lettera a De Gasperi diceva: «...il giorno che ricevessimo la Libia ci vorrebbe una specie di riconquista con le armi» e anche se centinaia di migliaia di italiani emigrati potevano essere considerati popolazione locale, la situazione del Paese era resa instabile dalla lotte interne. Non restò allora che sperare nella Somalia. In una intervista al giornale “il Popolo”, dell'aprile del 1947 il presidente del Consiglio illustrava quanto lavoro era stato fatto dagli italiani in questa terra dove si era strappato alla boscaglia un buon terreno per le culture e che questo poteva ancora continuare per qualche anno in una collaborazione pacifica. L'Amministrazione Fiduciaria della Somalia venne data all'Italia nel 1950. Sembra un tempo lontano dalla nostra vita di oggi quando siamo spaventati da problemi economici, sociali e politici che riguardano il nostro Paese, ma la storia va conosciuta e quando è scritta in modo facile e piano come nel volume di Roncati merita una attenta lettura.
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