La corrispondenza elettronica, posta a confronto alla corrispondenza tradizionale, quella di quando si comunicava per lettere e cartoline, può porci riflessioni davvero interessanti. Da una parte il valore che aveva, fino a pochi anni fa, la classica "cartolina" come concretizzazione reale di un "vero" pensiero: "vero" perché portava con sé la scelta di un'immagine rappresentativa, il suo acquisto, la designazione delle parole del messaggio vergato a mano, il timbro, la spedizione e gli imprevedibili tempi d'attesa. Così che riceverne una era sempre un'emozione, e oggi, qualora ancora capitasse e capita, una sorta di "epifania" della memoria e dell'effetto che quell'oggetto, un semplice foglio di cartoncino stampato, conteneva. Sparite le cartoline (e le lettere cartacee, tranne quelle economiche e legali) ci troviamo oggi di fronte a centinaia di lettere quotidiane che, escluse quelle realmente tali e a noi rivolte, sono pubblicità o raggiri. Ed è difficile, in questa selva quotidiana ogni giorno in ricrescita, buttare i rami secchi, raccogliere il pattume e gettarlo. Fatta la cernita, la posta "reale" può essere troppa per i nostri impegni quotidiani. Così non sempre rispondiamo. Così in realtà comunichiamo di meno.
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