III Domenica di Avvento - Anno C
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Quando il buio è troppo fitto, quando le strade davanti non danno nessuna indicazione, quando dentro di noi bruciano solo confusione e disorientamento, nasce una domanda quasi infantile: «Cosa devo fare?» A chi dar retta? A cosa dare la precedenza o la priorità? Sembriamo bambini spauriti, gli occhi in cerca di una soluzione, il cuore che vaga sperduto. Con la paura di sbagliare, di infilarsi in un vicolo cieco, di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano, di perdere tempo e vita. Può succedere lo stesso anche quando qualcuno ti cambia improvvisamente la prospettiva e ti rovescia lo sguardo sulle cose e sulle persone, quando fai uno di quegli incontri che non ti aspetti e che stravolgono il placido scorrere delle tua vita. Così deve essere accaduto per quel pugno di folla che seguiva il Battista e ora lì, sperduti e un po’ confusi a chiedere il da farsi. Lui, il Battista, lo aveva gridato a tutti che bisognava raddrizzare i sentieri perché il Signore stava arrivando, ma come si fa a riempire i burroni e ad abbassare le montagne? Come si fa a limare le colline e colmare gli abissi per preparare la strada a questo Dio sconosciuto che sta per venire? Questo vogliono sapere quei rappresentanti di tutti noi e meravigliosamente semplici sono le risposte di Giovanni: basta un pezzo di pane, uno straccio di vestito, un poco di onestà, il rispetto dei corpi e dei beni degli altri. Cose di tutti i giorni, niente di straordinario. Ma è come se dicesse: sei tu che devi cambiare, allarga il tuo cuore, sveglia i tuoi occhi, guarda chi ti circonda con un poco più di affetto; solo così prepari la strada a Dio, solo con un pizzico di amore in più nelle cose che fai. Nelle cose di tutti i giorni. “Non lasciarti cadere le braccia” abbiamo ascoltato nella prima lettura del profeta Sofonia, non ti vengono chieste cose straordinarie per andare incontro al Dio che viene, l’importante è il “come” le fai, quanta vita tua ci metti dentro. È un Dio concreto Gesù, fatto di sguardi e cammino, di gambe, di mani, di cuore, di occhi. Di braccia alzate. E sarà un brivido allora riconoscere lo sguardo di Dio nello sguardo dell’altro, intrecciare la tua mano che tende un pezzo di pane con la mano di Dio, rendere all’altro un grammo di giustizia da parte di Dio. “Il Signore, tuo Dio, gioirà per te, esulterà per te con grida di gioia” continua la prima lettura; “esulterà per te”: resteremo sbalorditi quando, sulla strada, incontreremo un Dio che salta di gioia.
(Letture: Sofonia 3,14-17; Salmo da Isaia 12,2-6; Filippesi 4,4-7; Luca 3,10-18)
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