La famiglia, luogo insostituibile delle relazioni più intime, è proprio per questo anche il luogo nel quale possono verificarsi le ferite più profonde e personali, quelle che lasciano un segno indelebile nell'anima. È il portato del peccato di origine: quello che ha reso dure le nostre orecchie e ciechi i nostri occhi, e ci fa inciampare continuamente nella fatica di comunicare. Nessuno di noi è esente da questa esperienza: se ci pensiamo figli, anche accanto al più grande affetto tutti ritroviamo sensazioni di ingiustizia e incomprensione, di gelosia e di solitudine. Ritroviamo i litigi tra i genitori, i conflitti con i fratelli, la fatica di crescere. Poi diventiamo adulti, incontriamo l'amore, progettiamo il futuro; e il pensiero è di costruirlo in modo nuovo, diverso, evitando quegli errori che ci hanno fatto soffrire: se i genitori litigavano, noi non litigheremo; se parlavano poco, noi saremo capaci di comunicare. Saremo attenti e comprensivi con i nostri figli, li aiuteremo a crescere senza farli soffrire.
Purtroppo non sarà sempre così: il limite presente nella nostra natura farà anche di noi genitori imperfetti e coniugi imperfetti, e neppure ai nostri figli saranno risparmiate le ferite che ci hanno accompagnato nel diventare uomini e donne adulti. Anche se li amiamo, a causa dei nostri limiti faremo anche noi l'esperienza di ferirli: un'esperienza difficile da accettare, soprattutto quando, vedendoli crescere, riconosceremo nelle loro fragilità e difetti il riflesso delle nostre stesse debolezze. Spesso faremo anche l'esperienza di essere noi, questa volta, i genitori sotto accusa: con stupore e con dispiacere incredulo ci sentiremo rinfacciare le stesse cose che a nostra volta abbiamo rinfacciato ai nostri genitori.
È dunque necessario fare pace con questa verità: tutte le relazioni, anche le più belle e preziose, sono segnate dall'imperfezione e ci espongono al dolore dell'incomprensione. Non si tratta però necessariamente di un dolore distruttivo, quanto piuttosto della breccia per una possibile scoperta: a genitori e figli, nella preziosa casa comune rappresentata dal loro legame, è sempre data la possibilità di crescere attraverso il processo del reciproco perdersi e ritrovarsi.
Lo snodo centrale della maturazione personale consiste proprio in questo: riconoscere nel limite proprio e altrui qualcosa di inevitabile e non necessariamente colpevole. Nei rapporti familiari autentici nessuna vicenda, anche se dolorosa e difficile, costituisce di per sé un'ipoteca definitiva sul futuro personale, e nemmeno sul futuro delle relazioni: tutto dipende da cosa possiamo imparare a farne. È però necessario diventare capaci di lasciarsi il passato alle spalle, di non rimuginare sui torti subìti, di non pretendere impossibili risarcimenti: ostinarsi a pretendere un risarcimento porta solo a sprecare tante occasioni buone di vita. Il passato non può mai essere cambiato, ma può essere compreso, perché la vita di ciascuno di noi è una storia unica e interessante, che dobbiamo imparare a leggere.
Scopriremo allora di trovarci immersi in un intreccio complesso e affascinante di relazioni, una catena che attraversa le generazioni e nella quale ciascuno è sempre creditore e debitore nello stesso tempo. Scopriremo che tutti abbiamo bisogno di perdonare e di essere perdonati. Non è necessario, per questo, aspettare che gli altri facciano il primo passo, diventando finalmente capaci di riconoscere gli errori che hanno fatto nei nostri confronti: perdonarli può essere anche un percorso a senso unico, una scelta unilaterale che comporta soprattutto un cambiamento nel nostro cuore. Se decidiamo di provare, ci accorgeremo che ciò che prima ci feriva ora smetterà di ferirci, e che siamo diventati più adulti e più liberi.
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