venerdì 6 settembre 2002
 Alcuni liquori fatti in casa, che solitamente vengono serviti a fine pasto, hanno un che di leggendario. Prendiamo il Nocino, forse il più popolare dei liquori casalinghi, soppiantato solo, oggi, dal limoncello che imperversa in ogni dove.Qui la ricetta antica parla chiaro: 30 noci tagliate in quattro da mettere in infusione in un litro e mezzo di alcol: il tutto racchiuso in un barattolo sigillato per 25 giorni. Quindi, va aggiunto uno sciroppo con 6 decilitri di acqua e 500 grammi di zucchero, lasciando a riposare il tutto per un mese, prima di filtrare ed imbottigliare il liquore. Le tecniche degli altri esemplari ovviamente variano a seconda dell"estro e della tradizione: al posto delle noci metteteci i limoni ed il gioco è fatto. Recentemente, nella provincia Parmense abbiamo assaggiato il Bargnolino, un liquore tipico delle case di campagna prodotto con bacche mature di pruno spino: una pianta selvatica che cresce spontaneamente nella zona compresa tra i comuni di Guastalla e S.Ilario. Dopo l"infusione in alcol e la filtratura, il liquore viene messo a invecchiare per 6 mesi in fusti di rovere, dove acquisisce il caratteristico gusto asprigno che lo rende elegante, unico. I liquori così fatti vengono definiti "composti", da non confondersi con quelli semplici o naturali, ossia ottenuti mediante la distillazione (grappa, gin, whisky, rhum"). I liquori composti vengono realizzati attraverso la macerazione e l"infusione di frutti, fiori o essenze ed hanno un lunghissima tradizione nei conventi (famosissimi sono il Bénédictine ed il Chartreuse).Della medesima categoria fanno poi parte gli amari dove l"affinamento per lungo tempo in recipienti di legno diventa un fattore determinante per la qualità finale del prodotto.
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