Alla fine, a malincuore, rinunciarono a inserire in programma la battaglia con le palle di fango, la corsa nei barili e l’arrampicata sulle pertiche scivolose. C’era il tiro alla fune però, che resistette fino alle Olimpiadi del 1920. Se si vuole capire come e quanto si è evoluto lo sport, è utile rileggere le cronache di Saint Louis 1904, l’edizione dei Giochi più scalcagnata di sempre, lunga 143 giorni, americana fino al midollo, e con rassegne di vacche da latte tra una gara e l’altra per attirare il pubblico che a quei tempi e a quelle latitudini considerava atletico il tiro al piccione e al 'cinghiale corrente' (nel senso che correva fino a quando non lo stendevano con i fucili). Solo 6 donne iscritte, zero italiani e appena 13 nazioni, perché arrivare in America era già quella un’avventura.
Alla partenza della maratona, il cubano Felix Carbajal si presentò vestito da cowboy, e Thomas Hicks la vinse dopo la squalifica di Fred Lorz (che di nascosto aveva fatto gran parte del percorso in macchina) giovandosi di un beverone di brandy, rosso d’uovo e stricnina, che per poco non ci lasciò la pelle. Per la prima volta vennero introdotte le medaglie in oro, argento e bronzo, non consegnate dopo le gare ma spedite per posta. Per dimostrare l’evoluzione dell’uomo, si organizzarono competizioni parallele, dette Anthropology Days, riservate alle 'razze inferiori': neri, pellirosse, turcomanni, mori delle Filippine, siriani, indios messicani e pigmei, che gareggiarono, riportano le cronache, «tra grandi risate del pubblico» Il punto più basso dell’olimpismo all’ombra dei cinque cerchi. Lo sport, purtroppo, è stato anche questo.