Uno stradone di periferia tra palazzine e capannoni vuoti, gli spazi di parcheggio lentamente invasi da cumuli di rifiuti; la testa occupata da pensieri lontani anni luce dal contesto grigio e degradato. L'occhio coglie un colore, un movimento. A poche decine di metri, dove un pezzo di terreno affiora come miserabile aiuola tra i piazzali, due presenze improbabili e possenti: due giraffe.Un circo sta montando il tendone, organizza gli spazi necessari; tutto sta nella normalità, raro non impossibile. Il giorno seguente cancelli, reti e recinti, a norma di legge ad uso spettacolo ma, per un attimo, due grandi erbivori della savana nella loro sontuosità si sono mostrati, nella purezza di un incontro per caso. La bellezza della creazione, delle creature, toglie il respiro, soffoca il cuore di nostalgia. Può succedere anche con una farfalla ma manca il timore provocato dalla quantità in volume, in potenza.Nell'epoca della riproducibilità delle opere d'arte e della documentazione ossessiva dell'esistente, l'incontro diretto con il dipinto, la scultura, segna una differenza palpabile; così l'incontro con l'animale, nella fisicità della percezione, rapisce lo sguardo, muove il pensiero, fa tremare la carne. La differenza tra - potrei darti una sberla - e un sonoro ceffone.
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