Rai 2: Leo Da Vinci, il cartoon antivirus
martedì 10 marzo 2020
Le reti televisive ai tempi del Coronavirus e delle scuole chiuse hanno rivisto, come annunciato, i propri palinsesti. Di sicuro non è bene, come non lo è stato in passato, utilizzare il piccolo schermo come baby-sitter, ma se può dare un aiuto alle famiglie nella gestione dei figli a casa e alla scuola per qualche nozione in più, ben venga una rinnovata tv dei ragazzi. In prima fila, come sempre, c'è la Rai, che ad esempio a partire da ieri mattina ha rispolverato un classico come L'albero azzurro, trentennale programma dedicato ai bambini dai 4 ai 7 anni, con le avventure di Dodò, un pupazzo raffigurante un uccello bianco dal becco giallo (forse ispirato al dodo, specie ormai estinta nella realtà), che vive appunto all'interno di un grande albero azzurro. Accanto a lui i due conduttori in carne ed ossa: Laura Carusino e Andrea Beltramo. La formula è sempre quella dell'intrattenimento educativo con racconti, scenette e spazi dedicati alla creazione e al gioco. La messa in onda prevede il primo passaggio intorno alle 7,30 su Rai 2 e poi alle 16,20 su Rai Yoyo. Le puntate sono disponibili anche su RaiPlay e l'App RaiPlay Yoyo. Ma la vera novità della nuova fascia mattutina di Rai 2 è il cartone Leo Da Vinci (tutti i giorni alle 8,10), versione adolescenziale del genio del Rinascimento, pensata e realizzata da Francesco e Sergio Manfio. Concepito come un cartone didattico, Leo Da Vinci punta molto, oltre che su una buona grafica (molte belle le ambientazioni), su un dialogo che potremmo definire pedagogico e su valori come l'amicizia o l'onestà proposti attraverso la classica contrapposizione tra buoni e cattivi, anche se qui i secondi più che cattivi sono sprovveduti. C'è un po' di storia dei Medici, con Lorenzo il Magnifico e Bianca, amica di una certa Lisa che, guarda caso, è anche la migliore amica di Leo. C'è la bottega del Verrocchio, «dove imparerò a disegnare», dice il grande artista in versione teenager, che però non fa pesare la sua genialità, ma la mette al servizio della causa. «Perché – si domanda la canzone della sigla finale – devo cercare di essere geniale quando basterebbe essere normale? Perché devo inventare il deltaplano quando basterebbe prenderti per mano?».
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