La tv ha sdoganato la malattia. Lo ha fatto dapprima con una fiction come Braccialetti rossi. Ancor più lo fa adesso con alcuni docu-reality di ottimo livello: da Kemiomiche di Tv2000 all'ultimo arrivato su Rai 3, I ragazzi del Bambino Gesù, in onda la domenica in seconda serata. Per la prima volta l'ospedale pediatrico romano più importante d'Europa ha fatto entrare le telecamere per mostrare la quotidianità di dieci giovani affetti da gravi malattie (dalla leucemia linfoblastica acuta alla cardiopatia congenita) in un intenso e autentico viaggio alla ricerca della guarigione. Roberto, Klizia, Annachiara, Flavio, Giulia, Caterina, Sabrina, Simone, Alessia e Sara: storie di ragazzi che nonostante diagnosi feroci custodiscono la spontaneità, i sogni e i desideri della loro età. Geppi Cucciari, voce narrante, li presenta come «dieci vite coraggiose», capaci di comunicare speranza in un momento in cui la stessa tv per giorni e giorni ci ha proposto un messaggio contrario con la drammatica vicenda del suicidio assistito di Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo, verso il quale, lo premettiamo, va tutto il rispetto così come la vicinanza ai familiari. Ma qui, parlando di televisione, non possiamo non sottolineare come questo caso sia stato spettacolarizzato facendo leva sui sentimenti per cercare consenso. La sua immagine sofferente e la sua voce stentata sono state ripetute all'infinito senza ritegno e senza rispetto della persona stessa di cui, anche attraverso il nome d'arte, si è preferito dare l'idea del personaggio per un messaggio semplificato che trasmettesse emozione. È una strategia comunicativa ben conosciuta dai radicali che sin dai tempi del divorzio e dell'aborto propongono storie estreme capaci di indirizzare emotivamente l'opinione pubblica. Per farlo, questa volta, si sono utilizzate espressioni o metafore come “libertà”, “viaggio” e “sogno”, ma la libertà di Dj Fabo è coincisa con la morte. Si è anche fatta volutamente confusione con il disegno di legge sul fine vite e persino con la sentenza di Trento sulla maternità surrogata. Il tutto nel nome di un diritto a tutto. Ben vengano dunque I ragazzi del Bambino Gesù a ricordarci il diritto alla vita e a una medicina che faccia il possibile perché nessuno rivendichi mai il diritto alla morte procurata.
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