domenica 31 marzo 2019
Il dramma è quello di voci diverse, che a volte confliggono: è vita. Ascolti, spesso dissenziente, ma la voce ti deve colpire. Quella dell'altro. Così, se hai saputo ascoltare, puoi trovare la tua voce, che all'inizio ti pareva sola, e di colpo si può scoprire concorde. La vita è dramma, che etimologicamente significa azione. Buono. La tragedia consiste nel non udire altre voci, seguire ciecamente la tua. Come accade di personaggi presi in se stessi, in una mente sorda e in uno sguardo cieco. Il grande teatro lo insegna: personaggi che seguono forsennatamente una propria voce, che può errare. Ma anche la tragedia è vita. Quando cessa l'ascolto, non solo dell'altro, ma anche di te stesso, quando non odi, non senti, accade qualcosa che è più grave della tragedia: il silenzio dell'indifferenza. Non quello della notte, delle stelle, divino. Il silenzio vuoto. Al lettore, spero complice, e vorrei, a volte, ispirato dalle voci che qui ho messo in scena, ho cercato di ridestare ascolto, che è memoria. Uomini scrivono, fissano le loro visioni, con altri che costruiscono, tutti "fanno". E le opere parlano a noi, passano dal loro tempo al nostro presente. Non siamo isole chiuse: apparteniamo a un arcipelago: lo stesso mare ci separa e unisce. Sotto ogni voce umana parla e suona un'altra, non umana, di tutti noi, universale.
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