Il cincinderby è arrivato - annunciato da squilli di tromba e rullar di tamburi, proprio come al circo di Max Allegri - ch'erano appena state sciolte le campane del Sabato Santo. San Siro vulcanico, partita dignitosa esaltata dall'ultima emozione, il pari al 97' che spero sia stato accolto a Nanchino, Shangai, Pechino, Hong Kong e dintorni come biglietto da visita del calcio che si stanno comperando. Quel gol bruciante di Zapata, costruito con abilità tradizionale e help elettronico, a me è servito per attenuare la sofferenza di vedere il “mio” campionato ferito dal business, Milano colonizzata da cinesi che non saranno mai bauscia e casciavit, l'uscita di scena di Moratti e Berlusconi - segno di resa davanti al crescente, insopportabile impegno economico - salutata come liberazione dagli squattrinati in gloria dei nuovi padroni del mondo. Un momento storico al quale ha negato ogni attenzione la Lega, oltraggiosamente distratta da beghe elettorali, senza che la Federazione sentisse la necessità di sostituirla almeno nei controlli che il “caso Milano” meritava. Salendo la scala delle responsabilità, questo e altro avviene senza che il Coni abbia mai tentato di esercitare la tutela sul calcio che Malagò aveva promesso (o minacciato?) al tempo della sua nomina, come fosse il nuovo Onesti: molto probabilmente ha scelto di avere alleati Tavecchio e Sibilia - che si dice sia sua creatura - al prossimo turno elettorale. A ben vedere, ignorando il dettaglio partigiano, funziona a dovere solo la Juventus, il cui profilo societario da grande azienda spiega ampiamente i suoi ripetuti successi nazionali e il tentativo di consolidare anche un ruolo europeo, come farà proprio domani sera a Barcellona. Ciò nonostante, nel disinteresse delle istituzioni, fatto salvo un coraggioso intervento del dg federale Uva, alla Juve è stato servito un piatto avvelenato (bagarinaggio con ultras e 'ndranghetisti) con l'attribuzione di incontri compromettenti del suo presidente Andrea Agnelli , proprio com'è accaduto sul fronte politico con Renzi padre. S'è forse registrato qualche turbamento nel dorato (e indebitato) mondo del pallone? Mentre s'avvicinano i tempi delle contrattazioni televisive nazionali e europee e del mercato-salasso; abbandonati i progetti di riforme salutari per i bilanci e per la qualità del gioco; appagati di novità organizzative che mettono a rischio addirittura la partecipazione ai Mondiali di Russia della Nazionale che i Padroni del Vapore vanno svalutando, offrendole il contentino di partite natalizie: tutto questo accade nell'indifferenza dei potenti e dei loro accoliti sempre simili - nei decenni - a quei viaggiatori del Titanic che danzavano mentre la nave affondava. Meste riflessioni pasquali interrotte da un lampo rosso : il successo della bella e potente Ferrari del Bahrein che è entrata nelle case degli italiani con l'allegria del vincitore Vettel, i volti felici degli uomini di Maranello e l'emozionante “Fratelli d'Italia” cantato a squarciagola in un turbinio di bandiere tricolori. Dopo la crisi, un esempio di rinascita. Per chi volesse intenderlo.
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