A cosa serve la bellezza di una donna? È giusto che un dono immeritato sia messo nient'altro che al servizio dello sguardo (maschile) altrui? Domanda che è sensato porsi, alla vigilia del Festival di Sanremo. Le 10 donne che affiancheranno Amadeus sono tutte bellissime (e meglio se «un passo indietro» all'uomo), ha sottolineato il conduttore, con una insistenza rivelatrice di ciò che del femminile giudica più rilevante, con la complicità di una Rai che sembra aver perso la strada della modernità.
Ma la bellezza di una donna può essere molto di più dell'effimera apparenza; se proprio deve essere a servizio di qualcuno, lo può essere più fruttuosamente di altre donne. Lo ha fatto la più bella di tutte, Zozibini Tunzi, incoronata Miss Universo lo scorso 8 dicembre ad Atlanta. Prima Miss Sudafrica di colore, la 26enne laureanda all'Università di Cape Town, rivendicando la propria bellezza «afro», ha dedicato la vittoria alle bambine e le ragazze svantaggiate alla nascita come lo è stata lei: «Credete nel potere dei vostri sogni, possiate vedere i vostri volti riflessi nel mio». Rivolgendosi al suo Paese, quel Sudafrica in cui ogni otto ore una donna perde la vita per mano del proprio partner, Zozibini ha invitato gli uomini a scrivere lettere d'amore alle compagne e a condividerle sui social; le più significative le ha cucite nel «costume nazionale» previsto in una delle sfilate e dai suoi potentissimi account social ha invitato ad aderire alla campagna di sensibilizzazione contro la violenza #heforshe.
E come non ricordare, in questo spazio che parla di donne che si impegnano per migliorare la vita di altre donne, un'altra bellissima, Fionnghuala O'Reilly, 27 anni, prima ragazza di colore a rappresentare l'Irlanda a Miss Universo. Fionnghuala, madre afro-americana, padre irlandese, laureata in Ingegneria, lavora per programmi innovativi della Nasa e ha approfittato di ogni intervista per incoraggiare le giovanissime a dedicarsi, come lei, a studi scientifici, lanciando la campagna social #EmpowermentThroughtCoding e diventando testimonial per organizzazioni che lavorano per aumentare le competenze femminili nel digitale come "Girls who code" (ragazze che programmano) ed "Equals Global Partnership for Gender Equality in the Digital Age".
Infine, ecco un'altra straordinaria giovane donna, Alaa Salah, 22 anni, soprannominata la "Regina nubiana" per il suo portamento: immortalata l'8 aprile 2019 da un fotografo a Karthoum mentre, in piedi sopra il cofano di un'auto, avvolta in un abito bianco, chiedeva le dimissioni del presidente sudanese Omar Al Bashir, accusato di autoritarismo e corruzione. Studentessa di ingegneria e architettura, Alaa Salah è diventata il simbolo della rivolta popolare in Sudan anche grazie alla sua avvenenza, che l'ha portata fino all'Onu, dove alla fine di ottobre ha tenuto un discorso ricordando il ruolo fondamentale giocato dalle donne nella rivolta e reclamando spazi adeguati nel processo politico seguito alle dimissioni al Al-Bashir.
Zozibini, Fionnghuala e Alaa Salah: donne che hanno messo una piccola porzione del dono ricevuto, la bellezza, e la straordinaria popolarità raccolta grazie ad essa, al servizio delle altre donne. Non «un passo indietro» per lasciare più spazio agli uomini ma un «passo avanti», per consentire ad altre di seguirle.