Chi sono gli “eye-opener”? Sono coloro che “fanno aprire gli occhi”, cioè che allargano la visione su un tema, una situazione, su noi stessi e sugli altri. Claudio Risé è certamente un “eye-opener” dei più noti ed efficaci, e il suo nuovo libro, Sazi da morire (San Paolo, pagine 176, euro 14,50), ci apre gli occhi su alcune patologie della nostra società “sazia disperata”, come ebbe a dire della sua Bologna il compianto cardinale Giacomo Biffi.Le principali cause di morte nella popolazione mondiale sono le malattie NCD (Non Communicable Diseases), cioè che non si contraggono per infezione, ma sono causate da stili di vita inappropriati. (L'acronimo coniato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità non è felicissimo, perché "malattie non comunicabili, o non trasmissibili" sembrerebbe avere connotazione positiva – “meno male che non si trasmettono” – ma riguarda la genesi, non la propagazione delle malattie). Sono NCD le malattie cardiovascolari (infarto, ictus), i tumori, il diabete eccetera, dovute a sedentarietà, alimentazione scorretta, abuso di sostanze come alcool, fumo e droga, e soprattutto allo stress. Sono la somatizzazione di un modo di vivere individualistico, avvitato su di sé, malattie «che si impadroniscono della persona poco per volta, a partire dai semplici aspetti della vita quotidiana: ciò che mangia, quanto rimane ferma invece di muoversi, quanta fatica preferisce non fare, quante porcherie inala nei polmoni, e tante altre cose». Ne consegue un vertiginoso aumento di consumo di antidepressivi e ansiolitici, con sovraccarico di lavoro per psicologi e psichiatri. Il malato di NCD «è sostanzialmente chiuso in sé stesso, poco disponibile a un autentico scambio con gli altri e col resto del mondo».Risé insiste molto sulla riscoperta del senso del limite, della “necessità”, della fatica, e sull'importanza di non mortificare l'istintualità che è pur sempre una componente essenziale della persona. L'autore analizza con precisione le «delusioni del desiderio» e le conseguenze della tecnologia invasiva che illude di sostituire la persona con il robot: povero robot che, per quanto perfezionato, «non ha la coscienza, con le sue quattro funzioni: pensiero, sentimento, intuizione, sensazione».Di grande impatto lo smascheramento della teoria del gender, purtroppo appoggiata dai «grandi centri di potere statale ed economici occidentali». La requisitoria è senza appello: «Confondere e ridurre il genere all'orientamento sessuale, fissandolo poi in una forma precisa e fissa che verrà considerata Identità personale, equivale a incasellare in una forma burocratica un aspetto creativo, fluido, inorganico (a differenza del sesso), dotato di molteplici aspetti, e di per sé potenzialmente mutevole nel corso della vita, come ogni altra parte della personalità». Devastanti gli interventi di natura violenta (anche se in forma suadente) sugli adolescenti costretti a esternare qualcosa di intimo e ancora in formazione: «A parte la costante plasticità del cervello, infatti, la sfera dell'affettività, cui appartiene anche l'orientamento sessuale, è ampiamente indefinita almeno fino a vent'anni. Ogni intervento precoce in proposito riveste quindi un carattere abusivo, coi danni conseguenti».La triade piacere-ricchezza-immagine, accompagnata dal disprezzo per ogni fatica fisica, alimenta il solipsismo della società dell'abbondanza, «devota al culto del troppo: troppi soldi, troppo cibo, troppi zuccheri, troppi grassi, troppe droghe...». Mentre la via della felicità è sempre nell'apertura – reale, non solo virtuale – nei confronti degli altri, senza dimenticare che «Dio è il primo altro, il tu che svela la piccolezza personale e apre la strada all'incontro con gli altri».
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