XXII Domenica
Tempo Ordinario
Anno B
In quel tempo [...] farisei e scribi interrogarono Gesù: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». [...] Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». E diceva ai suoi discepoli: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».
Gesù duro con gli ipocriti. Veniva da villaggi e campagne dove il suo andare era come un bagno dentro il dolore. Dovunque arrivava gli portavano i malati sulle piazze, sulle porte, dai tetti... E mendicanti ciechi lo chiamavano, donne sofferenti cercavano di toccargli almeno l'orlo del mantello, almeno che la sua ombra passasse come una carezza sulla loro umanità dolente.
E ora che cosa trova? Gente che discute di mani lavate o no, di stoviglie, di lavature di bicchieri! C'era davvero di che diventare ruvidi o di che sentirsi scoraggiati.
Gesù, però, non si perde d'animo, mai, neppure davanti ai più superficiali, neppure davanti a me, e indica la strada: dall'esteriorità all'interiorità, dalle cose al cuore.
La vera religione inizia con il ritorno al cuore. Più di novecento volte nella Bibbia compare il termine cuore: non il semplice simbolo dei sentimenti o dell'affettività, ma il luogo dove nascono le azioni e i sogni, dove si sceglie la vita o la morte, dove si distingue tra vero e falso, dove Dio seduce ancora e brucia il suo fuoco come a Emmaus: «Non ci bruciava forse il cuore mentre per strada...?».
Ma nel cuore dell'uomo c'è tutto: radici di veleno e frutti di luce; campi seminati di buon grano ed erbe malate. Dal cuore dell'uomo escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, malvagità e scorre un elenco impressionante di dodici cose cattive, dodici cose che rendono impura la vita. Gesù, il maestro del cuore dice: non dare loro libertà, non legittimarle, non permettere loro di abitare la terra, non farle uscire da te, esse mandano segnali di morte.
Decisivo è evangelizzare il cuore, le nostre zolle di durezza, le intolleranze, le linee oscure, le maschere vuote. Io evangelizzo il mio intimo quando a un sentimento dico: tu sei secondo Cristo, e ti accolgo, anzi ti benedico; a un altro invece dico: tu non sei secondo Cristo e non ti accolgo, non ti do la mia casa, non ti lascio sedere sul trono del mio cuore.
Evangelizzare significa portare un messaggio felice. E il messaggio felice è anche questo: la grande libertà. Via le sovrastrutture, i paludamenti, via gli apparati, le disquisizioni sottili e vuote, le tradizioni, le costruzioni fastose, vai al cuore. E libero e nuovo ritorna il Vangelo, liberante e nuovo, sempre.
Scorri il Vangelo e senti l'ombra di una perenne freschezza, perché sei tornato al cuore felice della vita.
(Letture: Deuteronomio 4,1-2.6-8 Salmo 14; Giacomo 1,17-18.21b-22.27; Marco 7,1-8.14-15.21-23)
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