sabato 19 ottobre 2019
Felice di vivere. Chi oggi può dirsi felice se ascolta le notizie che ci vengono trasmesse ogni ora sui fatti del mondo, mettendo sempre più in rilievo ciò che si perde invece di quello che si riceve? Sembra che giornalisti e scrittori facciano a gara a trovare le situazioni più dure e difficili da raccontare a noi che ascoltiamo le loro voci seduti sul divano alla sera, come una favola per dormire. Forse suscitare meraviglia o paura è diventato un compito da affrontare, a volte con reale pericolo, nelle situazioni di lotte tra fazioni contrarie, come nelle situazioni aperte di guerre così differenti da quelle che la storia una volta ci illustrava sui giornali e nelle riviste a colori. Oggi pare che la ferocia sia diventata un aspetto normale della lotta quando bambini e donne senza difesa lasciano la vita nella polvere delle strade, mentre le milizie, qualunque siano, sparano senza riparo. Viste così alla televisione sembrano scene di un film invece che verità crudeli e pensiamo che niente possiamo fare per fermarle. Quale infatti potrebbe essere la nostra parte quando siamo fortunati di non essere in queste zone di guerra, né fra i popoli che hanno storie antiche da vendicare o diritti da pretendere. Guardando la carta geografica del mondo vediamo vecchi confini rimossi, nuove zone che hanno cambiato colore alla loro bandiera e non sappiamo a chi dare ragione o torto se non a chi ha imbracciato per primo le armi e dato fuoco ai villaggi. La pace pare infine un contratto sociale che dipende dal più forte, non più un diritto di ogni popolo, di ogni etnia. Più si guarda la carta geografica del mondo che chiamiamo ancora Medio Oriente, più si scopre quante diversità di popoli vi abitano e quali storie crudeli essi hanno attraversato senza costruire un equilibrio politico possibile nel tempo. E di nuovo oggi mandiamo loro le armi che la nostra libera industria costruisce e vende per le guerre di tutti e di ognuno. Tutto questo ci fa capire quanto siamo ancora lontani dalla giustizia, dalla carità, dall'amore al bene e dal rispetto della bellezza della natura che lentamente andiamo distruggendo senza pietà. Cosa lasciamo ai nostri figli se non sappiamo difendere il principio del rispetto degli altri e il diritto alla libertà e che senza di questo va tutto perduto. In un foglio di un giornale che racconta questa guerra vedo la foto di una bambina seduta a terra in mezzo alla polvere che guarda con stupore la sua bambola che ha perduto, con un colpo di fucile, la testa, ma non si è accorta che dietro di lei sua madre ha chiuso gli occhi per sempre. Resta a noi il dovere di insegnare ai nostri figli la ricchezza della vita che hanno ricevuto, la bellezza del mondo che hanno attorno, la fortuna di vivere nella pace della propria terra, il piacere della libertà di parola, di idee, di movimento. E soprattutto saper essere felici di cosa il giorno ci offre senza lamentarsi di quello che non si ha, ma sapendo che dividerlo con gli altri è il grande dono che abbiamo per costruire e mantenere quella pace dell'anima che dà luce alla vita.
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