giovedì 24 settembre 2020
Nei servizi di Neuropsichiatria Infantile si è moltiplicata in modo esponenziale la richiesta che riguarda bambini in età scolare con problemi di apprendimento: non solo dislessici, disgrafici e disortografici, ma anche moltissimi altri che mostrano una grande
difficoltà nell'espressione organizzata del pensiero, sia scritto che orale. Si tratta quasi sempre di bambini con un normale livello di intelligenza, ma spesso descritti come irrequieti, impulsivi e poco organizzati nel gioco. Anche nel parlare con loro si osserva fatica nell'esprimere il proprio pensiero in modo ordinato; spesso raccontano le cose saltando i passaggi
che permetterebbero all'interlocutore di capire: il desiderio di comunicare non è accompagnato dalla pazienza necessaria perché la comunicazione risulti efficace, e si percepisce una inconsapevole
pretesa di venire capiti subito, con un'intuizione che scavalchi la fatica di doversi spiegare.
Certo mettere in parole un pensiero, un'emozione, un sentimento, un'idea, non è una cosa facile o immediata: occorrono un vocabolario, una sintassi, ma anche la capacità di tollerare una lentezza nella comunicazione che oggi risulta particolarmente sgradevole.
Una delle esperienze che hanno sempre favorito lo sviluppo del pensiero è l'esercizio inevitabilmente lento della scrittura. Imparare a scrivere è un'abilità molto raffinata e complessa: il bambino deve eseguire precise sequenze motorie per poter tracciare le lettere in modo comprensibile; deve usare la memoria in modo preciso, rapido e sincronizzato per associare un suono (fonema) a un segno (grafema); deve sviluppare una sufficiente coordinazione tra l'occhio e la mano, perché la sua scrittura risulti fluente. Per imparare a scrivere sono necessari una grande attenzione e un notevole allenamento. Sono necessarie pazienza e costanza. Solo quando il procedimento è diventato sufficientemente automatico, allora è possibile usare la scrittura per esprimere pensieri: un testo scritto bene richiede che ci si possa concentrare sul contenuto, perché ciò che riguarda la forma è divenuto ormai un bagaglio sicuro.
Una volta appresa, però, la scrittura è uno degli strumenti più potenti a nostra disposizione per arricchire e raffinare la riflessione e il pensiero: favorisce la capacità di organizzare le idee, di stabilire delle priorità su ciò che si vuole dire, di trovare le parole più efficaci; aiuta a contenere il flusso caotico delle intuizioni, delle emozioni, delle idee, dando loro un ordine perché il testo sia comprensibile. La scrittura prevede sempre e comunque un interlocutore, anche quando una persona scrive solo per se stessa; in questo caso (come ad esempio nella scrittura di un diario), si fa ancora più evidente la sua capacità di favorire l'articolazione del pensiero, ma ne emerge anche un'altra non meno importante: quella di funzionare come auto-regolatore efficace del sistema emozionale. Se una persona arrabbiata o eccitata o confusa si mette a scrivere di getto, sperimenta come, mano a mano che riversa le proprie emozioni liberamente sulla carta, queste si fanno progressivamente più calme e chiare: il gesto stesso di scrivere (soprattutto se si usano carta e penna) funziona da "contenitore" e fornisce una sorta di argine al flusso caotico del mondo interno.
Si è soliti dire, con linguaggio psicologico, che agito e pensato solitamente si ostacolano e si contrappongono; soprattutto in adolescenza, spesso i ragazzi agiscono impulsivamente invece di pensare, e i loro agiti sono quasi sempre comunicazioni che ignorano e scavalcano la parola e il pensiero.
La scrittura invece è un atto che contiene e controlla: se si comincia, sotto la guida dell'adulto, ad allenarla e a scoprirne la ricchezza prima dell'adolescenza, potrebbe rivelarsi più tardi un aiuto davvero prezioso a disposizione dei ragazzi: una risorsa ineguagliabile per conoscere ed esprimere il proprio mondo interiore, lavorando con le parole e i pensieri intorno al tema appassionante della propria identità.
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