sabato 24 dicembre 2011
Papà Alcide dalla prigione dove era stato rinchiuso scriveva un giorno così: «Sono passati ormai centinaia e migliaia di anni... questa è una storia illustrata per Natale, messa insieme da papà per Maria Romana. Ho usufruito di alcune pagine di una rivista americana in cui si illustra un viaggio in Oriente; alcune di esse contengono fotografie che l'autore ha prese da Ain-Zara che si dice fosse il pascolo di David, ispiratore poi del suo salmo 22. Io vi ho inquadrato la parabola del Buon Pastore aggiungendovi citazioni dei profeti. Credo di potermi far capire da Maria Romana (con qualche sussidio locale) fino all'ultimo quadro. Questo e le note vennero aggiunte per i "bambini e le bambine grandi", per dimostrare che ho pazientemente seguita la Sacra Scrittura. Bisognerebbe ora legare i diversi quadri con un cordoncino o un nastro, sul fianco sinistro, ma non ci riesco né ho mezzi atti. La mia pazienza del resto, a furia di incollare, tagliare, scrivere è quasi esaurita. Chi compirà il lavoro?».
Avevo quattro anni e non so cosa allora abbia capito. Le riproduzioni in bianco e nero incollate da mio padre su questo album, viste oggi sembrano fatte ai tempi di Cristo, tanto era diversa allora la Terra Santa nei confronti della situazione odierna. Sotto ogni illustrazione papà aveva tradotto le parole inglesi in italiano e anche in latino per tenere presenti quelle dei salmi.
Ancora mi incanto nel rileggere ciò che andava scrivendo per me: «Sono passati ormai centinaia e migliaia di anni che una sera d'inverno, fredda come questa sera, la Madonna e san Giuseppe, dopo aver camminato tutta la giornata, domandavano al pastore che stava avanti alla grotta, di poter entrare per riposarsi e difendersi dal vento. Poco lontano altri pastori vegliavano sulle loro pecorelle. A un tratto un gran lampo, mandato da Dio, faceva trasalire uomini e animali e una voce dall'alto annunciava che nella grotta era nato Gesù bambino. I pastori accorsi si inginocchiarono e poi si sparsero, pieni di gioia nelle campagne a raccontare che era nato il Salvatore il quale avrebbe voluto tanto bene alla povera gente e avrebbe portato la pace al cuore degli uomini buoni... e poi il Bambino crebbe e diventò grande in una casetta della città di Nazareth, giocando con i contadinelli e i figli dei pastori. Venuto il tempo di insegnare Egli scendeva nei campi e saliva le colline che dominavano il mare di Galilea, tutti allora correvano attorno a lui per ascoltarlo mentre diceva: come il pastore che raccoglie le pecore disperse, così io verrò a visitare chi si è smarrito nella disgrazia e lo libererò e lo chiamerò attorno a me... Sono passati centinaia e miglia di anni e Gesù ripete sempre il suo invito: noi lo seguiremo senza paura, anche se la valle fosse oscura, perché Egli è la via, la verità e la vita».
Questa è la storia che un giorno di Natale un papà che stava in prigione, ha scritto per la sua bambina. Ed è bello sfogliarne le pagine anche oggi perché tra una e l'altra c'è ancora il suo amore.
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