Cioccaro (Asti), luglio. Queste colline del Monferrato sono un mare di onde dolci, immobilizzate al cenno di una mano del Creatore, in un istante di tempo infinitamente lontano. Onde di terra, generosa e buona. E delle vigne che, geometriche falangi, coprono le colline come capelli di donna ordinatamente separati da un pettine, mi resta in mente in una mattina splendente di luglio un minimo particolare: un viticcio di un giovanissimo verde, attorcigliato a cavatappi, petulante come il capriccio di un bambino, e nella sua piccolezza spasmodicamente teso a trovare un sostegno, cui aggrapparsi. Come sapesse che dovrà, con i suoi fratelli, reggere il peso grave della vigna, a settembre.Il viticcio neonato forma un tenero uncino che anela al filo di sostegno della vite, a due centimetri di distanza appena. Altri come lui sono già riusciti nell'intento e si avvinghiano saldi, accanto a sterpi secchi grigi, attorcigliati: morti, irriconoscibili viticci della passata stagione. È commovente la tensione del piccolo uncino e di centinaia di migliaia di altri come lui che nella mattina di inizio estate si allungano, silenziosi e alacri, al fine di sostenere le viti. Dove già piccoli embrioni di grappoli di chicchi duri e verdi crescono. Adesso sono un niente, leggeri come foglie, ma con la pioggia e il sole si gonfieranno, e gonfi di succo a settembre appesantiranno i tralci. Sarà allora che i viticci come questo che mi incanta stamattina sosterranno, elastici e forti, le piante della vendemmia, gravide della linfa dell'estate. In questo verde vivo e germogliante di luglio riconosco lo scorrere grande della natura. «Arte divina insita nelle cose», la definiva san Tommaso: come una freccia tesa, e inconsapevolmente scagliata in un'ansia di vita. Di quella vita che si incarna dal niente di un seme, che muore nella terra e ne risorge, generosa e tenace.Riconoscendo questo fiume ampio e forte mi è più facile non avere paura, se penso ai campi che verranno, a ottobre, coi girasoli in fila, anneriti e a capo chino, soldati vinti; se penso alla terra nuda e rivoltata, spaccata nelle zolle dure.Voglio ricordarmi di questo mio viticcio bambino di luglio, per fare memoria. Per sapere: che una mano possente e benigna ci governa e ci conduce. Che la vita è più grande e più tenace della morte. Che nessuna morte è per sempre. E che però non c'è vita vera, finché, come un seme, non si muore.
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