Il globo rosso fuoco come magma esce dal cielo. La stella enorme. La notte è venata da belati lontani o da cosa. Nel caravanserraglio dormono tutti. Uomini, bestie. Solo attorno a questi fuochi sparsi nel niente stanno uomini con gli occhi che brillano nell'oscurità. Alcuni vorrebbero essere da qualsiasi altra parte. Altri stanno dove devono stare. Tra le loro pecore, a trarre la vita dalla vita, il respiro dalla fatica. In quei pensieri la loro vita si fa triste e profonda, o triste e cattiva. Hanno visi simili intorno ai fuochi, magri, barbe dure, nasi sottili. Mantelli tirati sulla testa per il freddo. Piatti di rame accanto ai piedi. Ciotole di spezie. Ma gli occhi brillano in modo diverso. Ad alcuni le fiamme danno un oro antico, altri sono ritirati dietro a un velo opaco di pigrizia. Altri ancora sono acqua buia o ambra dove rabbrividisce una luce. A Giuseppe hanno dato del vino, coperte di lana. Lasciano che prima le grida e poi il mugolio della bocca serrata della donna escano dalla grotta. Se ne sono rimasti ai fuochi, masticando carne di pecora, bevendo dalle fiasche ormai sgonfie. Le palpebre gialle, pesanti. La stella di fuoco e color sangue esce dalla notte. Poi senza bisogno di dirsi niente tra loro, come se l'aria diramasse un comando, si alzano. I loro occhi segnati sono i primi che Lo vedono.
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