Sembra incredibile che per attrarre i giovani davanti alla tv siano necessari i vecchi. Eppure, stando alle reazioni sui social network, per quello che possono valere, si direbbe che è così. Infatti, Meglio tardi che mai (il lunedì in prima serata su Rai 2) avrebbe conquistato il popolo di Twitter dietro al quale non ci sono certo persone dell'età dei quattro protagonisti di questo cosiddetto comedy show: Adriano Panatta, 67 anni; Claudio Lippi, 72; Edoardo Vianello, 79; Lando Buzzanca, 82. Forse ai giovani, per ridere, piacciono i vecchi messi a nudo (in tutti i sensi). Chissà se invece i vecchi piacciono ai vecchi stessi che compongono la maggior parte del pubblico televisivo? Forse non più del previsto stando agli ascolti non proprio esaltanti in una serata senza particolare concorrenza (un milione e seicentomila telespettatori con uno share poco sopra al sette per cento). L'espediente del programma, basato su un format coreano che ha spopolato negli Stati Uniti e di cui è prevista una seconda puntata, è quello di un viaggio dall'altra parte del mondo, in Giappone, con i quattro “over” alle prese con le tradizioni e le modernità di un Paese affascinante, ma dalle tante contraddizioni. Assistiti dall'attore e conduttore Fabrizio Biggio, li vediamo dormire al “Capsule Hotel” (praticamente in una sorta di loculi), mangiare il sushi, prendere lezioni di sumo, vestire il kimono.... Con spirito cameratesco ognuno dei quattro recita (in modo piuttosto naturale, va detto) il proprio ruolo: da Lippi svagato perplesso a Buzzanca “merlo maschio”. Si mettono comunque tutti in gioco, a partire da Panatta, che nonostante l'età inferiore a quella degli altri e un fisico nettamente migliore, accetta il ruolo dell'anziano. Se la cava piuttosto bene anche il giovane Biggio, mostrando una certa maturità una volta abbandonato finalmente il ruolo del “solito idiota” in coppia con Francesco Mandelli. Il ritmo del montaggio è buono. La scrittura lascia poco al caso. A tratti si ride di gusto. In qualche momento si riflette pure. Interessante anche l'aspetto didascalico con notizie e curiosità sul Giappone dei record. Ma non mancano, purtroppo, le cadute di stile tra docce collettive, sumo e rinuncia ad abbigliamenti intimi. In questo senso il Sol levante illumina un po' troppo il viale del tramonto.
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