La primavera è stagione di matrimoni. Forse lo è anche nella realtà. Sicuramente nella stucchevole finzione televisiva di programmi come Quattro matrimoni in Italia (il mercoledì in prima serata su Fox Life) in attesa che arrivi la prossima settimana Matrimonio a prima vista Italia (il giovedì in prima serata su Sky Uno). E si ricomponga così il blocco dei reality nostrani che, insieme a quelli di importazione, strapazzano quello che per alcuni è un sacramento o quanto meno, per qualche altro, l'unione fondante della società. Per non parlare di tutti gli altri show attraverso i quali si dovrebbe arrivare all'anima gemella. Ma torniamo a Quattro matrimoni in Italia, giunto mercoledì alla seconda puntata della quarta edizione. Ogni volta tre spose partecipano al matrimonio di una quarta dando voti al luogo scelto per la cerimonia, alla qualità del pranzo, all'abito della sposa e all'evento in generale. Chi vince si aggiudica uno sponsorizzato viaggio di nozze in un esotico e globalizzato villaggio turistico. In questa nuova stagione, proprio la prossima settimana, scenderanno in campo anche gli sposi. Per una volta saranno loro a giudicare i matrimoni degli altri. In un'altra puntata, invece, vedremo la valutazione in coppia delle nozze “avversarie”. Si cerca insomma di svecchiare una formula che sarebbe già logora in partenza se non fosse per una parte di pubblico, anche giovanile, che si beve queste storie in cui conta solo la messa in scena, alla faccia della consapevolezza che si sta mettendo su famiglia. Quando si arriva al giorno del “sì” tutto viene banalizzato. Anche i riti più assurdi si sprecano. Nell'ultima puntata abbiamo assistito a un “matrimonio celtico” in cui gli sposi bevono in corni d'animale offerti da uno strano personaggio che onestamente stentiamo a riconoscere come un “Ufficiale di Stato civile” che il Codice prevede perché l'unione sia valida. Qualcuno si sposa anche in chiesa. Tutte le volte viene proposto il momento dello scambio delle fedi con la formula «Ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà...», tagliando accuratamente il resto: «...nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Ma forse è meglio così. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.... Anche perché questi matrimoni hanno un budget tra i trenta e i cinquantamila euro. Più assurdi sono e più costano.
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