Quanto “vale” la morte di Desmond Tutu? La prima pagina? Solo una pagina interna? Nulla di nulla? La “Stampa” (27/12) ne affida il ritratto a Domenico Quirico. Titolo: «Addio a Tutu, l'eroe ribelle che sfidò l'apartheid». Quirico può attingere ai ricordi personali. Lui, primo arcivescovo anglicano nero del Sudafrica: «Tutti i suoi predecessori nella cattedrale di Saint Mary erano stati bianchi. Il suo primo atto fu di rifiutare il lussuoso alloggio che gli toccava per la carica nel quartiere ricco. Era la trappola della assimilazione, diventare bianco ad honorem, il momento della dannazione». Visse «all'interno della contraddizione, prete nero in un regime che era razzista ma insieme cristiano». Poi, «quando l'incredibile avvenne (...) fu lui l'anima della Commissione per la verità e la riconciliazione. Ecco qualcosa che gli apparteneva, il miracolo del perdono». Dell'importanza della Commissione scrive Carlo Baroni sul “Corriere” (27/12): «È il suo lascito più grande. L'intuizione di mettere attorno allo stesso tavolo vittime e carnefici. Farli guardare negli occhi, parlarsi, dare un alfabeto al Male. E anche al Perdono. Il primo pilastro della giustizia riparativa». Sempre sul “Corriere”, intervistato da Alessandra Muglia, lo scrittore Igoni Barrett definisce Tutu «un visionario, sempre dalla parte giusta della Storia». Sulla “Repubblica” (27/12), Pietro Veronese ne parla come dell'«ultimo ad andarsene dei giganti che hanno abbattuto il vecchio e forgiato il nuovo Sudafrica». Intervistato da Ilaria Venturi, il cardinale Matteo Zuppi ricorda i numerosi incontri a Sant'Egidio. Titolo: «Ci ha insegnato a tenere insieme giustizia e perdono». Andrea Riccardi sulla “Stampa” avverte: «Non vediamolo solo come un eroe isolato, era parte di un gruppo di uomini di Chiesa coraggiosi». E gli altri? Il “Giornale” niente in prima ma un'intera pagina interna, «Tutu il monsignore...» (perché non arcivescovo?). “Libero” un taglio basso interno. Il “Fatto” niente.
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