Quante risonanze sui social per la morte di un’attrice
sabato 5 ottobre 2024
Con un lungo post, comparso tanto sul profilo Facebook quanto sulla pagina pubblica ( shorturl.at/mAkDp ), Peter Ciaccio, «pastore protestante e teologo pop» (così la sintetica autobiografia digitale), ha commemorato la morte dell’attrice britannica Maggie Smith (su “Avvenire” shorturl.at/EB3ub ne ha scritto Erica Vailati) sottolineando l’enorme risonanza che il lutto ha avuto sui social network, e attribuendola soprattutto alle sue interpretazioni del personaggio della professoressa Minerva McGranitt (McGonagall nell’originale inglese) nei film dedicati alla saga di Harry Potter. Quando si parla del giovane mago creato da J.K. Rowling, Ciaccio non è un lettore come gli altri: gli ha dedicato nel 2011 un prezioso volume, Il Vangelo secondo Harry Potter, che esplora i sette romanzi rintracciandovi le molte risonanze cristiane. Ma non è su base teologica che il pastore prende qui la parola. Egli semplicemente sottolinea la valenza intergenerazionale del mondo di Hogwarts e dell’insegnante alla quale Maggie Smith ha prestato le sue immense doti di attrice: «In un'epoca caratterizzata dall'“ok, boomer!”, dai Millennials contro i Gen Z, da noi poveri Xs dimenticati da tutti, i libri e la saga cinematografica di Harry Potter hanno rotto questi schemi alquanto stupidi e pregiudiziali. E all'interno della saga, il personaggio della professoressa Minerva McGonagall lo ha fatto ancora più di altri». È grazie a quel personaggio, prosegue, «che oggi tante persone di diversa età, cultura, lingua ed estrazione sociale stanno cercando cos'altro ha interpretato da Maggie Smith». La saggezza in sette frasi Anche se non cita il personaggio della McGranitt ma quello di Violet Crawly nella serie tv Downton Abbey, il post col quale “Aleteia” edizione inglese ( shorturl.at/Njpo5 ) ha commemorato Maggie Smith mi è parso in linea con le osservazioni di Ciaccio. A firma di Cerith Gardiner e classificato nella sezione Inspiring stories, l’articolo riporta infatti sette frasi dell’attrice che «ci ricordano alcune delle cose importanti a cui aggrapparci, soprattutto nei momenti più difficili»: riconoscere i propri doni, parlar chiaro, rimanere umili, riconoscere il dolore, accettare la vecchiaia e non dimenticare di ridere. La citazione più ironica è quella sull’età avanzata: «Ho spesso recitato nei panni di donne anziane. Ne ho interpretate 93. A forza di fare queste parti, ne ho colto il messaggio. Se fossi stata una di quelle star bellissime, sarebbe stato un gran peso». La più intensa quella sul lutto per la morte del secondo marito: «Mi manca ancora, per quanto la cosa possa far sorridere. Si dice che col tempo va meglio, ma non è così. È solo diverso. Anche in sogno continuo a dirgli: “Sei morto. Non puoi essere qui”». La più saggia quella sul riso: «Tendo a puntare su ciò che è divertente perché vi sono molte cose poco felici. Ma generalmente possiamo trovare un lato divertente praticamente in tutto». Di che religione sei? Tra le interpretazioni più popolari di Maggie Smith rientra anche quella di una suora cattolica, la “Madre superiora” nei due episodi di Sister Act, senza dimenticare l’anziana irlandese pellegrina a Lourdes in The Miracle Club, il suo ultimo film. Tuttavia né il post di “Aleteia” né, tantomeno, quello di Ciaccio ci dicono qualcosa delle convinzioni religiose dell’attrice. Ho cercato sui motori di ricerca, immaginando che qualcuno dei necrologi vi facesse cenno. Invece mi sono ritrovato su una pagina del sito “Beliefnet”: il “Celebrity faith database” ( shorturl.at/ewjn7 ), che, interrogato, fornisce informazioni su «quello in cui credono» le persone famose. Maggie Smith vi risulta «cristiana»; un dettaglio di dieci righe precisa: era cristiana la sua famiglia; ha sempre tenuto un certo riserbo sulle sue scelte di fede; si sa che ha dato valore alla spiritualità; nelle prove degli ultimi anni ha tratto forza dalla sua fede in Cristo. L’idea che si classifichino pubblicamente le persone, ancorché famose, rispetto a una componente così delicata della loro vita mi dà una certa inquietudine. Del resto “Beliefnet”, «risorsa online di ispirazione e spiritualità» statunitense, attivo dal 1999, che dopo l’ultimo passaggio di proprietà (2016) «è stato rinominato da sito interreligioso/indipendente a sito esplicitamente cristiano» (così Wikipedia), offre un servizio ancor più inquietante: rispondendo ad alcune domande in successione, la pagina “Belief-O-Matic” ( shorturl.at/HD5hL ) ci dice a quale religione apparteniamo. Tranquillizzo i lettori: sono risultato cristiano. Ma di denominazione «quacchera ortodossa». © riproduzione riservata
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