Quanta bellezza tra il silenzio e il movimento
giovedì 16 maggio 2024
Se un pesce è la personificazione, l’essenza stessa del movimento dell’acqua, allora il gatto è diagramma e modello della leggerezza dell’aria. Doris Lessing «Come può uno scoglio arginare il mare, mamma? L’ho sentito alla radio!». La domanda di Mattia, sette anni, arrivò a Lucia proprio mentre stava riempiendo i cannelloni da mettere nel forno. Una di quelle domande sobrie, insomma. Lucia finì la succulenta teglia e la infilò nel forno caldo. «Vieni, ti racconto una storia – disse, sorridendo –. C'erano una volta, in un regno dove il mare incontrava la terra, un grande squalo grigio, padrone delle onde, e un piccolo gatto, signore dei tetti soleggiati. Entrambi erano saggi, a modo loro, ma avevano molto da imparare l'uno dall'altro. Il gatto amava passeggiare lungo la spiaggia al tramonto, quando i raggi dorati accarezzavano il mondo. Era solito osservare il mare, quel vasto e misterioso mondo che si stendeva oltre la sua comprensione. Lontano dalla riva, l'acqua si agitava sotto la forza e la velocità dello squalo, essere in eterno movimento, sempre alla ricerca di qualcosa: mai fermo, fendeva le onde con una determinazione che pochi potevano eguagliare. Non aveva mai tempo per fermarsi, non c'erano pause nella sua danza acquatica. Un giorno, mentre il gatto stava curiosando tra le rocce umide, lo squalo si avvicinò alla costa, più di quanto avesse mai fatto. Sentiva dentro di sé il desiderio di scoprire cosa ci fosse al di là del suo dominio. Fu allora che il loro sguardo si incrociò, uno sguardo che attraversò i confini naturali. “Perché stai sempre fermo a guardare il mondo?” chiese lo squalo con una voce che suonava come l’eco delle profondità marine. “Perché a volte la quiete insegna più della costante ricerca”, rispose il gatto, gli occhi semichiusi, assaporando il calore dell’ultimo sole. “Quieto posso vedere, sentire, e comprendere di più”. Lo squalo rifletté su queste parole. Non aveva mai pensato al silenzio come a qualcosa di utile. “E tu non ti annoi mai, gatto? Non desideri mai di correre con il vento, di cacciare nel vasto mare?”. Il gatto rise compostamente. “Oh, io caccio, a modo mio. Ma la mia caccia è per sogni e per raggi di sole. Ogni cosa a suo tempo, caro squalo. La vita non è solo un incedere veloce: è anche contemplazione e pace”. Quelle parole fecero breccia nel cuore dello squalo. Forse c’era qualcosa che poteva imparare da quello strano, piccolo essere. Decise allora di provare a fermarsi, solo per un momento, e per la prima volta, sentì il battito tranquillo del mondo, vide il cielo dipingersi di colori che non aveva mai notato. Da quel giorno lo squalo continuò a viaggiare attraverso il mare, ma ogni tanto si fermava, ricordando la lezione del gatto. E il gatto, a sua volta, ogni tanto viaggiava leggero sopra i flutti, sorridendo al ricordo del suo amico che aveva imparato a trovare pace nel vasto mare. Ogni tanto si incontravano li, dove il mare bacia la terra». «Uno scoglio può arginare il mare, Mattia» concluse Lucia, aprendo il forno. E mentre sfornava i cannelloni che profumavano di domenica mattina, pensò che la vita è sia movimento che quiete. E che c’è bellezza e conoscenza sia nel viaggiare che nel semplice essere. © riproduzione riservata
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