Secondo Michele Ainis, che insegna diritto pubblico (ma non etica) all'Università di Teramo e scrive su L'Espresso (del 2 febbraio), in Italia «c'è uno spread anche sui temi etici [...] Ai cittadini viene somministrata morfina e di alcuni argomenti non si parla più». Ovviamente (è un chiodo fisso) «per non dispiacere al Vaticano». I temi "silenziati", elenca, sarebbero «testamento biologico, nutrizione e idratazione dei malati da far morire, fecondazione eterologa, turismo riproduttivo, matrimonio e adozione omosessuali, tempi del divorzio, Pacs e Dico, disciplina della prostituzione». Quello che fanno tutti gli altri Paesi europei, da noi è proibito. Il nostro «ordinamento bacchettone» discrimina i poveri, perché i ricchi possono rimediare espatriando. E se un politico prova a prendere un'iniziativa, «si becca una scomunica [...] Di punto in bianco noi elettori siamo diventati chierichetti». L'editoriale di Ainis sprizza palesemente felicità per la trovata dello «spread etico che ci divide dal resto del pianeta» ma, anche se così fosse, l'etica non è come la finanza e lo spread, in questo caso, è tutto a nostro vantaggio.
CHIESA E "NOTIZIA"
«La maggior parte delle apparizioni papali segnala l'immobilità della Chiesa piuttosto che la sua evoluzione». Era stata questa, l'ultimo giorno dell'anno scorso, la valutazione fortemente critica che Sergio Romano, solitamente acuto osservatore degli avvenimenti, aveva dato sul Corriere della sera ai gesti di Benedetto XVI e dei suoi predecessori più segnalati dai mezzi d'informazione. Lunedì scorso l'ambasciatore è tornato sull'argomento («Quando la Chiesa fa notizia») rispondendo a un lettore che segnalava, per esempio, «la visita del Papa a un carcere»: «È inutile – scrive – aspettare dalla maggior parte delle sue apparizioni una notizia. La ripetizione è una garanzia di continuità, costanza, fedeltà alla tradizione». Per esempio «prima di ascoltare l'Angelus sappiamo» già, spesso, quello che dirà. Può anche darsi, ma nessun altro lo dice e questa è già una notizia. Romano ammette, naturalmente, le eccezioni, ma se la prende con i media, che «non dovrebbero trattare come notizia ciò che trae la sua forza proprio dal fatto di essere, per quanto possibile, costante e immutabile». All'ambasciatore sfugge che, in un mondo così incostante, mutevole, inaffidabile, senza regole, darwinista, proprio la costanza è una buona notizia. Anzi proprio la Chiesa è notizia, come il Vangelo, che non cambia mai.
LA FAMIGLIA COLOMBO
Colm (in italiano Colombo) Tòibin è un romanziere irlandese, che ha scritto un libro, "La famiglia vuota". È un «titolo perfetto», scrive recensendolo l'Unità (martedì 17), perché la famiglia è «un fardello da cui liberarsi, crea alle persone più problemi che altro». Strano: in tutto il mondo la famiglia è la struttura basilare della società, coloro che divorziano molto spesso e si risposano, molti politici vogliono regolamentare persino le "famiglie di fatto", tra gli omosessuali c'è chi assurdamente reclama il matrimonio e l'adozione e Tòibin, che ha apertamente dichiarato di essere gay, ne difende il "diritto": «La politica - ha detto all'Unità – dovrebbe affrettarsi a rispondere a questa esigenza». Infine: da chi è nato Tòibin, da chi ha avuto il nome e le doti di scrittore di successo se non da una famiglia?
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