Il post di Paola Springhetti “La superstizione corre sui social”, uscito sul blog collettivo “Vino Nuovo” (https://shorturl.at/yGyac), potrebbe tranquillamente figurare tra le puntate di questa rubrica. Giacché le superstizioni trasmesse nell’ambiente digitale a cui l’autrice fa riferimento, purtroppo, si nutrono tutte di temi e di simboli cristiani. Partendo dall’esempio di un’immagine, trovata su Facebook, della siracusana Madonna delle Lacrime, recante due scritte: una che recita «In questo momento difficile per il mondo, asciuga le nostre lacrime», e l’altra che aggiunge «Non scorrere senza condividere. Porta solo bene», Springhetti ci dice subito di voler distinguere tra «un tradizionale esempio di pietà popolare» (l’immagine più la prima scritta) e la promessa che basti condividerne l’immagine sui social perché «porti bene» (dove «bene», evidentemente, sta per «fortuna»), di cui offre altri esempi. C’è anche la tipologia delle frasi minacciose-ricattatorie, sempre accompagnate a soggetti sacri. «Tu, che adesso hai il telefono in mano, se passi [sottinteso: da questo link] senza ringraziare Gesù, domani potrebbe essere troppo tardi» dice la scritta accanto a un Gesù della Divina Misericordia; ma il “ringraziamento” comporta entrare in un gruppo WhatsApp e parteciparvi con il proprio «Amen». Ce ne sono diversi: io ne ho trovato uno che si chiama “La grazia di Dio” e dispone anche di un canale YouTube (https://shorturl.at/GxQvT) da 71mila iscritti: contiene un migliaio di short, tutti accomunati dalla richiesta/pretesa dell’«Amen» digitale.
Istinti irrazionali e irragionevoli
Commentando quanto descritto, Springhetti sottolinea che questi fenomeni non nascono con il web ma semplicemente vi si sono innestati: se i social «rispecchiano la realtà, non potevano restarne fuori anche queste e altre forme di pensiero magico con cui la gente cerca consolazione, sicurezza, speranza». Come gli oroscopi e l’astrologia, la numerologia (una superstizione della quale, annota giustamente l’autrice, il game show “Affari tuoi” «è diventato un moltiplicatore esponenziale»), gli oggetti, i vegetali, gli animali e i gesti considerati portafortuna. Tra questi ultimi, visto che l’estate sta portando nelle nostre case tante immagini di competizioni sportive, dobbiamo anche classificare quelli che gli atleti compiono per propiziare le loro prestazioni (confidando che non ne facciano parte i frequenti segni di croce). «In fondo, esistevano già molto prima dei social le “catene di sant’Antonio”», solo che viaggiavano attraverso i servizi postali e non le messaggerie digitali. Tutto ciò, conclude Springhetti, insieme alle varie credenze cospirazioniste, «ha trovato ampio spazio sui social network»: con le loro «migliaia di reazioni e condivisioni», i relativi post «stanno lì a ricordarci quanto – nella fede, ma anche nella vita sociale e politica – ci lasciamo troppo spesso guidare da istinti irrazionali e irragionevoli». Allora è meglio «credere in Dio, decisamente. Ma nel Dio della Sacra Scrittura, non in quello delle superstizioni, tradizionali o tecnologiche che siano».
L’icona cade? Probabilmente è colpa del chiodo
Per fortuna c’è anche chi, attraverso i canali digitali, fa dell’ottima divulgazione al fine di dissociare fede e superstizione. Una miniera divertente e intelligente è, in questo senso, il longevo blog “Una penna spuntata”, della storica e archivista Lucia Graziano. Segnalo un post del 2023 sulle cosiddette “torte dell’amicizia” (https://shorturl.at/C9k1X), da prepararsi «utilizzando una dose di pasta madre che deve obbligatoriamente esser stata regalata da un’amica» al fine di ottenere in cambio una dose di buona sorte. Diffuse in anni recenti tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, la loro versione italiana, la “torta di padre Pio”, «assume componenti rituali davvero marcate», al punto da spingere varie testate cattoliche a smentire qualsiasi legame con la devozione al santo di Pietrelcina. Un altro post è quello con il quale un altro storico e scrittore, Simone Varisco, sul suo blog “Caffestoria” (https://shorturl.at/GmC0x), ha preso spunto dalla caduta di un’icona durante la messa pasquale di papa Francesco in piazza San Pietro per riferire delle superstizioni che, nelle tradizioni popolari ortodosse, si associano a questo tipo di eventi. Detto della complessa casistica di conseguenze che ci si possono attendere a seconda di “quale” icona cade e di “come” la caduta avviene, Varisco attinge da un video della chiesa greco-ortodossa di Rochester (USA) un’ipotesi ragionevole: «L’icona cade dal muro? Probabilmente è colpa del chiodo».
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