Tutto, alla fine, ruota attorno alla libertà. Una libertà talvolta ridotta ad arbitrio. Una libertà senza gli altri, senza responsabilità, senza conoscenza. Una “libertà ignorante”. Di fronte ai manifestanti no-pass che a Novara sfilano travestiti da deportati ad Auschwitz tutti i quotidiani si indignano, senza eccezioni. Tenta maldestramente di giustificarsi l'organizzatrice Giusy Pace. Ad Agostino Gramigna e Floriana Rullo del “Corriere” (1/11) replica: «Noi non siamo gli ebrei, siamo solo una nuova minoranza». E a Sarah Martinenghi della “Repubblica” (1/11): «È un fraintendimento. Non volevamo accostarci agli ebrei, ma in generale ai deportati». E quei pigiami a righe? I numeri sul braccio? E quanto riferisce Patrizia Tagliaferri sul “Giornale” (1/11)? «“Noi come gli ebrei ad Auschwitz”, si leggeva sui cartelli»? Anche “Libero” (1/11) non ha sfumature. Titolo: «Follia No vax, si truccano da deportati». Scrive Benedetta Vitetta: «Quasi come fosse un costume di Halloween». Corrado Augias sulla “Repubblica” (1/11) parla di «oscena manifestazione» causata, forse (interpretazione benevola) da «ignoranza». Lo stesso aggettivo viene usato nel titolo di prima pagina dal “Giornale” (1/11): «L'oscena sfilata di No Pass che infanga la memoria della Shoah». La “Stampa” dà voce (1/11) a Edith Bruck, intervistata da Grazia Longo: «Trovo aberrante rievocare quel dramma per protestare contro il Green Pass». Drastica Fiamma Nirenstein sul “Giornale” (1/11): «Se c'era bisogno di rivelare la volgarità, l'ignoranza, il disprezzo per la libertà e anche per la vita umana già peraltro contenute nelle posizioni antivaccino, beh, stavolta lo spettacolo è plateale». E Naomi Di Segni, presidente Ucei (“Stampa”, 1/11): «Libertà d'espressione? Un abuso e un oltraggio intollerabile». La sintesi può essere affidata a Elena Loewenthal (“Stampa”, 31/10): «Che fare allora? Non stupire, schifarsi ma soprattutto interrogarsi su come sia potuta succedere, questa invasione di stupidità, di noncuranza e di scempiaggine, in questo nostro tempo che dovrebbe essere civile ma troppo spesso non lo è».
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