La recente sentenza della Corte Costituzionale sugli importi irrisori degli assegni di invalidità civile ha il merito di essere intervenuta per una dignitosa assistenza agli invalidi e alle loro famiglie, vanamente invocata per anni. La sentenza presenta un ulteriore aspetto, non secondario, che richiama la particolare attenzione dei ministri di culto assicurati al Fondo Inps per il clero. Un semplice ricorso amministrativo, percorso fino alla Corte Costituzionale, ha mostrato ancora una volta come sia questo l'unico strumento per intervenire con provvedimenti mirati sulle storture delle leggi, sorpassando le faticose procedure parlamentari. Proprio in tema di invalidità, il Fondo Clero ha numerose falle, accentuate ora dall'orientamento della Consulta e dai provvedimenti del Governo annunciati in materia. Per la parte economica, gli inabili civili, impediti a qualsiasi attività, avranno un assegno mensile riferito ai trattamenti delle pensioni Inps. Già gli invalidi per lavoro ottengono in partenza il minimo pensionistico ed eventualmente, se sono inabili, un importo maggiorato calcolato su 40 anni di contributi. Di fatto inizia a realizzarsi un allineamento economico minimo fra le varie forme di invalidità. Il Fondo soffre invece una separazione dal sistema dell'invalidità pensionabile per gradi, ora armonizzata in tutta la previdenza come previsto dalla riforma Dini. Il Fondo infatti riconosce solo una indistinta pensione di invalidità, indipendente dal concreto stato di invalidità o di inabilità dell'interessato. L'attuale situazione impedisce ai sacerdoti invalidi o inabili di ottenere un sostegno economico rapportato alla gravità delle proprie condizioni cliniche. Sconosciute sono anche l'indennità di accompagnamento per un'assistenza quotidiana, la possibilità di accedere alle cure termali ecc. Inoltre la stessa generica pensione di invalidità non viene riconosciuta se non sono trascorsi almeno cinque anni dall'ordinazione sacerdotale e quindi dall'iscrizione al Fondo. A parità di condizioni, per gli altri assicurati Inps è sufficiente, come requisito, un solo contributo settimanale. Lo scarto normativo potrebbe essere superato anche con una diversa lettura della legge del Fondo ma, in mancanza di ricorsi, permane l'evidente e incostituzionale discriminazione.
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