È arrivato (finalmente) il tempo della "moneta elettronica di massa" nel Paese del contante e dell'evasione fiscale diffusa. La svolta si deve al successo dell'operazione cashback, di cui il Governo ha appena comunicato i numeri: oltre 5,79 milioni di cittadini iscritti al programma, 9,6 milioni di strumenti di pagamento elettronico registrati e 49,6 milioni di transazioni elaborate in soli 20 giorni (l'operazione è partita l'8 dicembre scorso). Sono dati straordinariamente promettenti: alimentano la speranza che sia stata innescata una vera e propria "rivoluzione culturale" nelle modalità di pagamento degli italiani, che peraltro hanno pazientemente superato i soliti crash che caratterizzano il debutto degli strumenti digitali pubblici e le accese polemiche sulla "schizofrenia" insita nell'operazione, che incitava a fare spese dal vivo mentre lo stesso governo istituiva le zone rosse e quelle arancioni, prescrivendo agli italiani la necessità di stare a casa il più possibile.
Terminata il 31 dicembre la fase sperimentale, che prevedeva il diritto al rimborso fino a 150 euro per almeno 10 operazioni di acquisto effettuate con mezzi digitali (carte di credito, bancomat e app di pagamento, ma sempre dal vivo), sarà decisivo ora il "test di maturità" dell'iniziativa, favorito anche dalla partenza dei saldi. È scattata infatti la seconda fase – dal 1° gennaio al 30 giugno 2020 – che mette in palio un rimborso massimo di altri 150 euro, a condizione però che siano effettuate dal beneficiario almeno 50 transazioni, e che prevede la possibilità di un super cashback: i 100 mila cittadini che effettueranno il maggior numero di transazioni digitali (indipendentemente dall'importo) avranno diritto ad un premio extra di 1500 euro.
Nonostante il tempismo infelice, il successo dell'operazione dimostra che la storica affezione degli italiani verso il contante è figlia nella gran parte dei casi non di interessi inconfessabili, ma di vecchie abitudini e di antichi pregiudizi. E che per abbattere alla radice l'evasione fiscale nel nostro Paese è necessario puntare su un approccio liberale, investendo su incentivi economici e altre "spinte gentili" (seguendo la teoria dei nudge), molto più che su strumenti coercitivi e sanzionatori. Si tratta di una lezione importante, che dovrebbe essere estesa all'intera politica economica del Governo.
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