Quando la divulgazione rischia di essere incompleta
martedì 7 gennaio 2025
La divulgazione, dai tempi di Alberto Angela con il suo Ulisse, il piacere della scoperta, resta il piatto forte della prima serata del sabato di Rai 3. Non a caso, appena chiusi i battenti di Sapiens - Un solo pianeta con il geologo Mario Tozzi, ecco dal 28 dicembre, per tre settimane, la biologa Barbara Gallavotti, allieva televisivamente degli Angela padre e figlio, alla guida per la quarta volta del programma di Rai Cultura, da lei anche scritto, Quinta dimensione - Il futuro è già qui, un titolo che deriva dal fatto che l’universo è composto da almeno quattro dimensioni spazio temporali, mentre la quinta è quella della conoscenza, della curiosità, della capacità di osservare e indagare la natura. Anche per questa nuova edizione sono previste puntate monotematiche. La prima, sulla quale soprassediamo, è stata dedicata a cani e gatti. La seconda invece, sulla quale ci soffermiamo, è stata dedicata sabato scorso a un tema sicuramente più interessante e dibattuto, quello della vecchiaia e più in particolare della possibilità o meno di invecchiare in salute. Sulle fasi della vita si riflette da sempre. Anche per questo la Gallavotti ha proposto in partenza un antico mosaico della Cattedrale di Siena: Le sette età dell’uomo. Ma solo negli ultimi anni la vita si è allungata al punto che per la prima volta nella storia dell’umanità cinque generazioni arrivano a conoscersi. Un record che a sentire gli esperti interpellati da “Quinta dimensione” può anche essere migliorato. Il problema semmai, come dice qualcuno dei suddetti, è che non siamo progettati per essere preparati a invecchiare. E se la durata dell’esistenza si allunga, l’aspettativa di vita in salute resta ferma intorno ai sessant’anni, poi cominciano gli «acciacchi». La scienza può comunque favorire una vecchiaia sana e con meno patologie possibili, a patto che ognuno di noi faccia la sua parte. Ecco allora i tradizionali consigli a mangiare sano e a fare movimento, che richiedono entrambi molta costanza nel metterli in pratica. Importante è guardare anche a un futuro ricco di innovazioni, magari analizzando prima come biologicamente il corpo vada incontro a «svolte», che rappresentano dei veri e propri passaggi nel come «ci si sente», cercando di capire cosa ci si può aspettare dai nuovi farmaci, dalle terapie più recenti, da tecnologie rivoluzionarie (come quelle che consentono di intervenire sul patrimonio genetico delle persone) e persino dall’intelligenza artificiale, ma soprattutto da una conoscenza sempre migliore di come funziona il corpo umano. Forse quello che non è stato sottolineato abbastanza è che negli ultimi decenni abbiamo allungato la vita, ma non l’abbiamo migliorata. E non solo dal punto di vista fisico. Opportuno sarebbe stato anche un pensiero sull’accettazione e la dignità della vecchiaia sia pure acciaccata. © riproduzione riservata
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