L'intervista è il genere giornalistico in assoluto più difficile, perché niente è più arduo del porre domande intelligenti e aperte a più risposte possibili; perché se le risposte sono sciocche, anche le domande più intelligenti naufragano; ma se sono le domande a essere sciocche, anche l'intervistato più intelligente naufraga; e perché gli intervistatori corrono il rischio dell'eccesso, o troppo proni o troppo aggressivi. I quotidiani sono pieni di interviste. Ecco alcuni esempi degli ultimi due giorni.
L'ex calciatore Aldo Serena intervistato da Maurizio Crosetti (“Repubblica”, 4/5): «“Ero un buon giocatore da combattimento. Risultato: anca destra in artrosi, crociato e legamento mediale del ginocchio andati, due spalle lussate, fratture al perone, all'ulna e al setto nasale”. “Dunque non gioca proprio più?”. “Ci mancherebbe altro! Non riesco neanche a camminare. E chissà quanto diserbante avrò respirato”».
Egildo Biocca – ex ufficiale della Gendarmeria vaticana, più di cento volte in gita, in incognito, in genere al martedì, sulle montagne abruzzesi con Giovanni Paolo II – intervistato da Nicola Catenaro (“Corriere”, 5/4): «Era innamorato della montagna e sciava molto bene».
Guido Bertolaso intervistato da Stefano Landi (“Corriere”, 4/5): «Salirò su un catamarano per togliere la plastica dai mari del Mediterraneo».
Woody Allen intervistato da Arianna Finos (“Repubblica”, 5/4): «(Vinto il Covid) la vita tornerà come prima. La gente continuerà ad avere gli stessi desideri, ambizioni, debolezze».
Beppe Carletti – tra i fondatori dei Nomadi nel 1963, 36 album all'attivo – intervistato da Paolo Giordano (“Giornale”, 5/4): «“A 74 anni non ha voglia di restarsene un po' a casa?”. “Senza palco a casa mia dopo un po' mi innervosisco (...). Fermarci? Ma non scherzare. Se muoio sul palco a me va bene”».
Luciano Ligabue intervistato da Andrea Laffranchi (“Corriere”, 4/5): «Il mio mestiere acquisisce senso facendo i concerti, non farli toglie senso anche al vivere. L'astinenza è crudele».