Avevamo sempre pensato che «fare un sacco di soldi» fosse una metafora e che il «sacco» non esistesse. Insomma era un modo di dire, esagerato e irrealistico. Chi mai conserverebbe dei soldi, tanti soldi, dentro un sacco? E invece negli ultimi giorni la parola «sacco» abbinata a «soldi» ha fatto irruzione sulle prime pagine dei quotidiani, in riferimento allo scandalo di una ricettiva ala del Parlamento europeo e del prodigo Qatar, ancora in cerca di un nome. Per ora le candidature sono tre: «Euro Tangentopoli» (“Fatto”, 12/12), «Qataritangenti» (“Manifesto”, 11/12) ed «Eurocorruzione» (“Repubblica”, 11/12). Dai che si può fare di meglio, amici caporedattori.
Sacchi di qua e sacchi di là, dunque. “Corriere” (11/12): «Sacchi di banconote». “Fatto” (11/12): «Sacchi e valigie di contanti. Mazzette pure dal Marocco». “Quotidiano nazionale” (“Nazione” “Carlino” e “Giorno”, 11/12): «Sacchi di soldi e viaggi vip». La “Verità” (11/12), come tutta la stampa di destra, coglie l’occasione ghiotta di mettere alla gogna la sinistra: «Mazzette Qatar, a casa della star della sinistra sacchi pieni di banconote». Peraltro non solo di sacchi e valigie si tratta. “Fatto” (12/12): «Parte la caccia a conti offshore». Che certa sinistra ne stia uscendo a pezzi è confermato, se pure “Domani” (11/12) fruga nella piaga: «Ecco cosa ha ottenuto il Qatar con i socialisti europei a libro paga». Pippo Russo tira le fila di almeno un decennio di indagini (dal “Guardian” in poi): «Dal Mondiale alla verità. In Qatar tutto si può comprare», e ricorda un crudele paradosso: lo scandalo è scoppiato proprio mentre si celebrava la Giornata anti-corruzione. La destra è come un bambino davanti a un buffet di dolciumi. “Libero”, 11/12: «La sinistra parte per la tangente» e 12/12: «Gli sbadati del Pd. Mazzette sotto il naso». La “Verità” (12/12): «Il vizietto della sinistra: fare affari con i diritti umani», con Maurizio Belpietro che eccede nell’entusiasmo: «È la riprova che il tetto ai contanti non ferma ladri e corrotti». Meste le considerazioni di Giordano Stabile sulla “Stampa” (11/12): «Se noi vediamo i miliardari in turbante ancora come “beduini ignoranti”, loro ci percepiscono come gente che si vende facilmente per un libretto degli assegni o un rolex». E tutti, ma proprio tutti, ne usciamo peggiori.
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