Da una settimana ingessata. Immobile, umore pessimo. Sdraiata sul letto, non riesco a leggere, non riesco a dormire, non ho voglia di vedere nessuno. I figli sono a lezione, il marito al lavoro. Tre settimane così dureranno cent' anni, mi dico. C'è solo il cane, che non mi abbandona un minuto.Mi ha visto arrivare a casa con la sedia a rotelle, e mi ha guardato perplesso. Poi, si è accucciato ai miei piedi in fondo al letto, e ora non si muove più di lì. Solo quando sente dei passi sul pianerottolo corre in ingresso abbaiando, memore del suo ancestrale compito di guardiano. Sento i suoi passi veloci nel corridoio, eccolo che torna e si riaccuccia al suo posto. Quando i figli lo portano fuori si allontana di malavoglia, gettandomi un'occhiata preoccupata. Non mi piace lasciarti sola, si legge chiaramente nei suoi dolci occhi nocciola. È un cane e io sono la sua padrona e ora me ne sto immobile: forse, avverte lui, sono malata. Un cane non abbandona mai il padrone, è una legge, è l'ordine naturale delle cose.E nel silenzio della stanza, nel grigiore di una lunga giornata di gennaio, la fedeltà di un cane, un bastardino raccattato al Sud da cucciolo, creatura apparentemente da nulla, mi apre il cuore in una gratitudine. Per Dio, che ha creato le stelle, e le galassie, e le costellazioni e gli oceani: ma non ha dimenticato di creare i cani, questi piccoli nostri compagni. Così che anche se un uomo fosse tanto solitario e intrattabile da non avere nemmeno un amico, potrebbe avere almeno un cane, che gli vuole bene. Allungo una mano sul muso del mio, in una brusca carezza. Come lui ce ne sono, abbandonati, a migliaia. Non "valgono" nulla. Non si vendono, perché nessuno li comprerebbe. E infatti io non l'ho comprato, lo ho solo raccolto. Era appena morta mia madre: non so ancora perché, colta da una incontenibile tenerezza, quella mattina l'ho portato a casa. (È strano, come le cose più preziose non si possano pagare).Sembrava una volpe, magro com'era, col pelo focato e il muso a punta. L'ho messo in macchina e dalla Puglia sono partita per Milano. Lui agli autogrill si rifiutava di scendere, credo avesse paura che lo lasciassi lì. Ad Ancona ha appoggiato il muso sulle mie gambe, a Bologna mi si è rannicchiato in braccio. Siamo arrivati a Milano che praticamente era lui, al volante. E già ero la sua padrona, che non avrebbe abbandonato mai. (E a me, è rimasta l'idea che qualcuno quel giorno mi avesse fatto un regalo).In fondo al letto il mio cane si addormenta. Davvero una grande idea ha avuto Dio, mi dico: le galassie, i ghiacciai, gli oceani, ma anche i bastardini. Come una carezza per gli uomini. E mi viene in mente Francesco nella Laudato si': «Ogni creatura ha una funzione e nessuna è superflua. Tutto l'universo materiale è un linguaggio dell'amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio».
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