Grido di vittoria in pagina, soddisfazione quasi adolescenziale: come un «Tana libera tutti!» Su “Libero” (4/1, p. 1 e interno) Filippo Facci esulta così: «La gente diserta le urne e le chiese». Con rilancio immediato: “Politica e religione hanno stufato”! Ha fatto “tana”, lui, ed esordisce così: «L'espressione “da quale pulpito” è di provenienza porporale». Leggi e trovi che quel «porporale» è un ghiribizzo di fantasia e non esiste in lingua, ma è il meno. Il più è che per lui «la Chiesa è tornata a essere le Chiesa dei vescovi. In sostanza (...) ora si è messa a promuovere una campagna contro l'astensionismo dal voto». Segue elenco dei “promotori” della “campagna”: «il vescovo Oscar Cantoni, “L'Osservatore Romano”» e, a sorpresa «il presidente della Repubblica» cui segue ovviamente questo giornale che ha ripreso le parole di ambedue. E a questo punto torna la domanda d'inizio: «Da quale pulpito?», con risposta solo da quello suo, di Facci che ci informa: «Si è raggiunto il vertice dell'astensione degli italiani dalle chiese che ormai sono vuote»! Non basta, l'informazione va ben oltre e Facci ci fa sapere che «Papa Francesco è senz'altro il pontefice meno carismatico della Storia» (sic!). Qui sarebbe utile avere la nozione di carisma valida per Facci, e anche di “Storia”, ma sorvoliamo. Lui si è sfogato dal suo pulpito, offrendo tutto lo scaricabile della sua indignazione. Riposo! È libertà, ovviamente. Con un avvertimento: non si ripeta, anzi non si rilegga. Di «porporale», nel senso ovvio di tendente al rosso, nel suo sfogo troverebbe a sorpresa il rischio di dover vedere un po' del rosso che si addice alla verecondia e, all'occorrenza, anche un pizzico di pudore offeso. Chi scrive, qui, ha da sempre molta simpatia per i “Gian Burrasca”, ma quando si parla e straparla da un proprio «pulpito», per quanto “Libero”, non è il caso di montarsi la testa...
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