Troppo azzardo attorno a noi? No, troppo poco. È il formidabile catenaccio sul “Corriere” (20/10), a commento di tre indagini universitarie svedesi e inglesi: «I limiti del proibizionismo imposto dal Decreto Dignità». “Probizionismo” è parola connotata assai negativamente. Il proibizionismo è roba da ottusi bigotti, inutile e anzi controproducente. Evoca gli anni 20 negli Usa e la crociata contro l’alcol. Ma a cosa allude Marco Bonarrigo? Al divieto di pubblicità dell’azzardo. Chi osasse definire proibizionista il divieto di pubblicità al tabacco o ai superalcolici verrebbe deriso. Ma Bonarrigo può scrivere: «Non ci sono evidenze che le sponsorizzazioni di aziende del settore scommesse alle squadre di calcio e la loro pubblicità influiscano sulla patologia, normalizzando l’azzardo». L’industria dell’azzardo di massa, che per sopravvivere dev’essere sempre più di massa entrando a piedi uniti nelle case degli italiani, stava per fare bingo. Prima del caso Fagioli-Tonali sembrava a un passo dal ritorno senza raggiri né infingimenti negli stadi, sulle casacche, in televisione, come ai bei tempi. E pazienza se il giorno prima, sullo stesso quotidiano (“Corriere”, 19/10), l’ex portiere Marco Paoloni così rispondeva ad Andrea Pasqualetto. Domanda: «Come mai questo vizio? O malattia?». Risposta: «Malattia, malattia. Era diventata una dipendenza. La psicologa mi disse: “Non so come tu non ti sia suicidato”». E ancora pazienza se il “Giornale” (20/10) con Enza Cusmai riporta i dati della ricerca Ipsad-Cnr, relativa al 2022, su azzardo e adolescenti: «L’azzardo è più giovane. Fra i 15 e i 19 anni puntano 57 ragazzi su 100», perbacco, nonostante il “proibizionismo”. E davvero tanta pazienza se ancora sulla prima pagina del “Corriere” (19/10) Massimo Gramellini dà la sua versione del “caso Fagioli” rispolverando una parola che deve aver fatto tanto, tanto male agli imprenditori dell’azzardo: «Il demone del gioco gli si presenta due anni fa». Il demone! Siamo nei dintorni di Dostoevskij, non di Corona: altro peso specifico. Poi c’è Marco Tardelli sulla “Stampa” (20/10), titolo: «Non ci sto a dare la colpa soltanto a questi ragazzi», chiede: «Chi li aiuta? Chi li protegge?». Attento Tardelli, stai correndo il rischio di ritrovarti iscritto nell’elenco dei proibizionisti.
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