La Camera di Commercio di Alessandria ha messo a disposizione 4 milioni di euro a fondo perduto per sostenere le imprese a seguito dell'emergenza Covid-19. Non è una notizia da prima pagina, ma dice della vicinanza dei corpi intermedi alle imprese piccole e medie della propria area. Probabilmente altri enti hanno preso iniziative analoghe, quasi ad alleviare quell'economia di prossimità che s'è trovata a vivere nell'incertezza dei provvedimenti governativi. Riguardo alle Province, altro corpo intermedio mutilato, s'è saputo poco in questi mesi, mentre i Comuni si sono distinti fra atteggiamenti virtuosi e altri dettati da provvedimenti urgenti e forse improvvidi. In Val Masino (Sondrio), l'amministrazione ha deciso, in vista del 2 giugno, di trasformare campi di fieno ancora da sfalciare, in parcheggi, al costo di 7 euro ad auto. Ma l'ultimo allevatore della valle, Stefano Villani, s'è visto falcidiare il primo taglio (che era di fieno di qualità, essendo in alta montagna), mentre il campetto da calcio semi abbandonato, proprio di fianco al suo podere, era inibito dalle reti, quasi a rappresentare una beffa. È dunque urgente riempire i parcheggi (ma gli assembramenti non erano pericolosi?), mentre la riforma delle Camere di Commercio può aspettare. Fu il governo Renzi, nel 2015, a proporre una modifica radicale di questi enti per ridurne il numero: da 105 a 60. Sono passati cinque anni e nonostante le prove generali per definire alleanze e strategie, la riforma non è ancora andata in porto.
Eppure servono questi corpi intermedi, integratori di una politica centralista che non arriva ovunque. Ma qui l'urgenza, a quanto pare, non c'è: si disfano Camere di Commercio e Province, salvo tenerle in piedi azzoppate, sperando che possano apparire inefficienti e quindi costare altri denari ai contribuenti. Allora sì, secondo la legge dello sfinimento, si potrà dire che sono costi. Ma quante perdite, in termini di sviluppo economico, ha comportato questo indecisionismo impastato di burocrazia e instabilità politica? Ora, sembra imminente (si parla di metà giugno) il pronunciamento della Corte Costituzionale, che dovrebbe dire se quel progetto di accorpamento ormai avanzato sia legittimo oppure no. Nel primo caso si rimetterebbe in modo una macchina e gli organi delle nuove Camere di Commercio (che stranamente sfuggono all'influenza dei partiti) verrebbero rinnovati; nel secondo caso sarebbe tutto da rifare. E se ieri, 2 giugno, la Costituzione è stata centro delle celebrazioni, oggi, il giorno dopo, vorremmo poter stimare la capacità di saper decidere. E di andare avanti.
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