mercoledì 7 ottobre 2020
Gianni ha appena fatto in tempo a tagliare il suo riso varietà Sant'Andrea che, due ore dopo, la furia dell'acqua s'è abbattuta sulle risaie vercellesi, ma anche del Novarese e della Lomellina. La conta dei danni dei giorni a seguire è impressionante: ponti crollati, mezzi agricoli rovinati, campi da ripristinare e un raccolto distrutto, con la minaccia di lesioni persino al Ponte-Canale costruito nel 1853 da Cavour per favorire l'irrigazione a est del Sesia. Ha fatto dunque discutere la dichiarazione del ministro Sergio Costa, secondo cui i Comuni avrebbero la colpa di non saper spendere i denari. Ferruccio Fazio, ex ministro della Salute e sindaco di Garessio (cittadina del Cuneese messa in ginocchio nei giorni scorsi), ha risposto piccato che se è vero che ci sarebbero 7 miliardi a disposizione dei Comuni, «perché non è stato favorito il meccanismo di spesa?». I sindaci sono le sentinelle che in questi casi sanno dove intervenire con priorità, conoscendo le fragilità del territorio; ma se quei ventilati fondi non sono davvero fruibili, diventa arduo agire in tempo reale. Il personale degli enti locali, che conosce palmo a palmo il territorio, è una realtà e una risorsa dell'intero Paese e un ministro non può pensare di mortificarla; semmai deve servirla. Proprio in questi giorni un comitato di esperti ha varato il manifesto per le Denominazioni Comunali (De.Co.), intuizione di Luigi Veronelli che aveva individuato la possibilità di una comunità di costruire la propria identità intorno a segni evidenti, come i propri prodotti tipici; e questo anche grazie ai sindaci, che possono individuare i valori da salvare. Illuminante, e per quanto mi riguarda commovente, è dunque un passaggio dell'enciclica di Papa Francesco a proposito di identità e comunità locali: «Non mi incontro con l'altro se non possiedo un substrato nel quale sto saldo e radicato, perché su quella base posso accogliere il dono dell'altro e offrirgli qualcosa di autentico. È possibile accogliere chi è diverso e riconoscere il suo apporto originale solo se sono saldamente attaccato al mio popolo e alla sua cultura. Il bene del mondo richiede che ognuno ami e protegga la propria terra». È quello che con sacrificio fanno tanti sindaci, sotto pressione da mesi per il Covid e le intemperie che troppo spesso provocano disastri. È possibile aprire un dialogo diverso fra istituzioni, che non figuri come inconcludente scaricabarile?
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